È diventato un classico degli Europei: 2008, 2012 (addirittura 2 volte), 2016 e adesso anche nel 2021.
Che partita si aspetta?«Bella, ma anche equilibrata».
Come mai? «Entrambe le squadre mettono il possesso palla al centro della propria filosofia».
E quindi? «Bisognerà capire chi riuscirà a imporre il ritmo alla gara. Italia e Spagna tendono ad attaccare e difendere con la palla: hanno due stili di gioco simili e credo che la partita sarà interessante anche a livello tattico. Alla fine potrebbero essere decisive le individualità».
Quali? «Nell’Italia ci sono Insigne e Barella che sono molto bravi. Ma attenzione anche a Immobile: può fare di più rispetto ai quarti».
E nella Spagna? «Molto dipenderà dalle scelte di Luis Enrique perché fino a oggi ha fatto sempre molti cambi. Morata ha ricevuto tante critiche che forse sono anche normali, perché sei il centravanti e deve fare gol. Se non la butti dentro ma fai un buon lavoro per la squadra è inutile. Ecco perché sente la pressione: ora deve fare gol».
A proposito di Luis Enrique, anche lui è stato contestato in Spagna… «Le critiche ci possono stare, ma attenzione: lui è proprio così. Non inganna nessuno. Ha le idee molto chiare e le porta avanti. Nel bene e nel male. Anche quando ha avuto momenti difficili non ha mai smesso di credere nel suo progetto e nella sua idea di calcio. Mi piace, perché credo che nel calcio bisogna provare a vincere con le proprie convinzioni».
E Mancini? «Beh, come giocatore ha fatto cose meravigliose. Mi ricorda l’Insigne di oggi: uno di quelli che crea gioco e può inventarsi il colpo vincente in ogni momento».
E come ct? «Ha dimostrato le sue qualità facendo un bel passo in avanti con la Nazionale. Non era facile. I risultati di oggi sono frutto delle sue idee. È stato bravo, perché questo tipo di gioco non appartiene alla tradizione italiana: ha portato un bel cambio di mentalità tirando fuori il meglio dai suoi giocatori».
Che effetto le fa una Spagna senza giocatori del Real Madrid? «È strana. Senza dubbio. Ma ci può stare. Le circostanze hanno motivato le scelte del ct. Sergio Ramos, Carvajal, Asensio sono tutti giocatori che avrebbero fatto comodo alla Spagna, ma non stavano bene. Ma se loro sono a casa e altri in rosa vuol dire che il campionato spagnolo è cresciuto».
B. Majorano (Il Mattino)