Un tiro a giro all’Allianz Arena di Monaco, un arco a Wembley. Magari. Lorenzo Insigne, per ora, può provare solo a rinnovare magìe e colpi fatati. Quelli gli riescono con naturalezza, sgorgano dal tocco delicato, sono carezze al pallone trasformate in traiettorie imprendibili. Un altro gol non sarebbe male. Riuscisse a matare la Spagna, dopo aver spedito al tappeto il Belgio, significherebbe tornare a Londra per la finale. L’orizzonte di gloria è azzurro d’Italia, ma finita l’avventura europea bisognerà parlare di altro e con urgenze non prorogabili. Il futuro a Napoli sembra diventato azzurro tenebra. Mica semplice parlare di contratto con De Laurentiis. Dalla provincia di Caserta, all’ora di pranzo, è stata tirata una bella secchiata di acqua gelida. Poi fai presto a parlare di freddo inglese, pioveva a Trentola Ducenta. Sentite il presidente: «E’ un prodotto del nostro vivaio. Il suo futuro dipende da lui. Se Lorenzo mi dirà che si è stancato e vuole relegarsi altrove per girare l’Europa, allora andare via sarà una sua decisione, non certo nostra». Aurelio, da vero mediano, è entrato in tackle scivolato, quasi con il piede a martello. E’ stato chiaro, niente da aggiungere, ha ripassato la palla al suo capitano, scadenza 2022, cioè libero tra sei mesi di prendere accordi con altri club. Gli ha attribuito la responsabilità della scelta. Un nuovo contratto quinquennale, a cifre più basse e in tempo di pandemia, è stato proposto e chissà se verrà ritoccato. Sono manovre. Gioco delle parti. Dribbling e finezze (o sportellate?) per preparare il terreno al negoziato. L’accordo andrà trovato entro fine mercato, il messaggio è stato recapitato per tempo, poi forse toccherà anche a Spalletti mediare se necessario. Di sicuro Insigne nelle prossime ore avrà altri pensieri e anche ieri sera, passeggiando sull’erba del “The Hive Stadium” di Londra, è apparso sorridente. Così piccolo, così decisivo. Faceva impressione vederlo accanto a Donnarumma. Tutti scherzavano e si sono avvicinati al capitano del Napoli quando è entrato in campo per la rifinitura. E’ la risposta italiana a Dani Olmo del Lipsia e Ferran Torres, il portento classe Duemila del Manchester City. Come estro, classe e giocate, al capitolo esterni d’attacco, non abbiamo niente di meno rispetto alla nuova generazione spagnola. Lorenzo dovrà incantare come gli è riuscito nei quarti con il Belgio e un po’ meno con l’Austria. Questa volta combinerà con Emerson, non con Spinazzola, e proverà a innescare in profondità il suo amico Immobile. Ci vorrebbe un assist. Sinora hanno realizzato 2 gol a testa: chi segna il terzo, raggiunge Cassano e Balotelli in vetta alla classifica dei marcatori azzurri agli Europei. La storia si fa a Wembley, non oltre questa sera per darsi un altro appuntamento londinese. Il Diez, versione torero, si è consacrato a Monaco di Baviera e qui, con un colpo di spazzola, tenterà di cancellare i brutti ricordi spagnoli. Un salto indietro al Bernabeu, settembre 2017, quando Ventura gli chiese di sacrificarsi da terzino e finì malissimo, 3-0 per le Furie Rosse e addio Mondiale. Per la verità, nello stadio madridista, qualche mese prima Lorenzo riuscì a segnare un gol beffardo dei suoi. Era il Napoli di Sarri, palla avanti e palla indietro, Koulibaly per Mertens, il lancio di Hamsik e il destro di Lorenzo da fuori area per anticipare l’uscita di Keylor Navas. Una gemma cancellata dalla rimonta del Real Madrid, finì 1-3. Stavolta Insigne giocherà per lasciare un segno indelebile.
A cura di Fabrizio Patania (CdS)