A Radio Marte nel corso della trasmissione “Si gonfia la rete” di Raffaele Auriemma è intervenuto Massimo Ambrosini, dirigente: “Europei? Siamo quelli che giocano meglio e siamo in semifinale, quindi ci sono i presupposti. Ci vogliono continuità e fortuna oggi. Mancini ha creato mentalità e pensiero di gioco da un paio di anni. Se poi al pensiero aggiungi coraggio, personalità, gruppo e talento allora c’è tutto. Quando giocavo io persi l’Europeo per un gol al 95′, quindi i conti non sono sempre precisi. La delusione rimane, io ho vinto tante partite importanti ma ne ho anche perse in modi particolari.
Le sconfitte rimangono, non le cancelli ma impari ad accettarle. Ho perso una finale di Champions quando ero avanti di 3 gol. Mancini ha trasferito anche un po’ di libertà che bisogna dare ai giocatori di talento, li devi mettere nelle condizioni di esprimersi. Lo si vede sia guardando le partite che sentendo le parole dei giocatori. Ai calciatori va lasciata un po’ di serenità che magari nei club non si trova. La Nazionale deve portare un po’ più di leggerezza.
Verratti? C’era il dubbio che potesse mantenere il posto. In realtà questi giocatori sono complementari e le riserve danno sempre qualcosa di diverso. Chiaramente i tre centrocampisti titolari hanno un modo abbastanza consolidato di gestire gli spazi in mezzo al campo che sono belli da vedere. Locatelli? Più tecnico di me, ha più senso geometrico. Io ero più fisico, lui riesce a giocare più con la tecnica. Poi ha imparato anche ad arrivare a chiudere i cross e i tempi di inserimento. Lui sicuramente è migliore di me dal punto di vista tecnico. Nel calcio moderno i giocatori come me farebbero molta più fatica. Ma mi adeguerei bene.
Nazionale 2006? Quella squadra lì era molto attenta e con qualità davanti, noi invece a Euro 2000 giocavamo con 5 difensori bloccati. Noi avevamo Totti, Del Piero, Inzaghi, Montella però eravamo meno propositivi e molto solidi.
Il Napoli di Sarri ha ispirato il cambiamento culturale del calcio? Sicuramente ha dato una rottura importante nei primi tempi. Chi è arrivato dopo, da Ancelotti a Gattuso, ha sfruttato l’idea di proporre calcio. Il Napoli è sempre stato bello da vedere perché costruito su giocatori di qualità”.