Effetto Covid sugli Europei ora Wembley fa paura

L’Inghilterra da venerdì nella Capitale. E sabato all’Olimpico per il quarto di finale. La variante Delta, se proprio bisogna allarmarsi, arriva però dal Regno Unito a Roma solo per andare in campo. È la Nazionale di Soutghate che dovrà giocare il quarto di finale, ma senza tifosi al seguito. Dovendo fare 5 giorni di quarantena, anche presentandosi oggi, non potrebbero spostarsi allo stadio. Biglietti acquistabili solo per i residenti nel nostro paese. Oppure da chi viaggia da paesi «liberi». Escamotage, con tappa intermedia, sono da escludere. I controlli saranno rigidissimi a Fiumicino e Ciampino.


LA VARIANTE DELTA

Visto da fuori Wembley, sempre bellissimo e colorato d’azzurro venerdì notte dopo il successo della Nazionale di Mancini sull’Austria, è diventato improvvisamente insicuro. La variante Delta lo ha reso vulnerabile (ormai più di 20 mila contagi quotidiani), come pensano e avvertono in gran parte del nostro continente. In Italia, con Mario Draghi che si è mosso con largo anticipo. In Germania, con Angela Merkel che ha subito sposato la linea del nostro premier. E comunque anche a Bruxelles dove in queste ore ha preso posizione l’Ue. Visto da dentro, però, è e resta lo stadio delle semifinali e della finale dell’Europeo, in programma la prossima settimana nei giorni, 6-7 e 11 luglio. In Inghilterra il premier Boris Johnson ha già dato l’okay, dopo aver ottenuto il via libera dalle autorità sanitarie, per portare la partecipazione del pubblico (ieri già 44 mila per il quarto Inghilterra-Germania) a 60 mila spettatori nelle ultime tre partite della competizione. E l’Uefa, non curandosi delle pressioni politiche, va avanti come se niente fosse. Il presidente Aleksander Ceferin e il suo staff non hanno alcuna intenzione di cambiare le tappe conclusive di Euro2021. A Londra, quindi. E, tanto per far capire a chi magari ancora confida nel ribaltone, sono stati messi in vendita i biglietti sul sito web dell’Uefa. Sono 180 mila, da dividere nelle 3 gare. «Le partite si svolgeranno dove previsto: con il governo britannico sono state concordate misure adeguate per mitigare i rischi» insistono da Nyon. Misure che, però, non cambiano: sono quelle chieste anche a Roma. Tampone (48 ore prima), vaccino (doppia dose) e distanziamento.


AD ALTA VOCE

Johnson e Ceferin, insomma, hanno forzato la mano, dando subito la possibilità di acquistare addirittura 60 mila biglietti a match e alzando la percentuale di presenti al 75 per cento della capienza di Wembley. Il paradosso è che ufficializzano la vendita dei tagliandi e l’aumento del pubblico proprio nel giorno in cui altri politici si uniscono alle perplessità già manifestate da Draghi e Merkel nei giorni scorsi. Il tedesco Horst Seehofer, ministro dell’Interno e delle Sport, ha invitato il governo del Regno Unito a limitare gli ingressi. Altrettanto deciso è stato Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Europea, chiarendo ai media quali sono i timori per l’eventuale conferma della sede di Londra per le ultime 3 partite. «Non è una decisione che viene presa dalla Commissione Europea, né l’abbiamo discussa come collegio. Ma siccome la salute pubblica fa parte del mio mandato, ho condiviso con gli eurodeputati della commissione Envi la mia convinzione personale che l’Uefa deve analizzare molto attentamente la situazione della semifinale e della finale degli Europei a Wembley per due ragioni principali. Anzitutto ci saranno molte persone e l’idea di uno stadio pieno in un momento in cui siamo così preoccupati per la presenza della variante Delta dà il messaggio che serve una valutazione attenta. Poi questa idea del Regno Unito che impone restrizioni ai cittadini britannici che viaggiano verso l’Ue e contemporaneamente accetta una presenza massiccia di visitatori dall’Ue, è un’asimmetria che deve essere considerata».
L’Uefa, al momento, non ha il piano B. L’Italia e la Germania sono, tra i paesi coinvolti nell’Europeo, quelli che danno più garanzie. Ma informalmente da Nyon fanno sapere che l’Italia non verrebbe mai presa in considerazione.

A cura di Ugo Trani (Il Mattino)

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