Schachner: “Occhio Italia, la mia Austria è forte perchè senza pressioni”

Questa Austria fa sul serio. «Siamo pronti a fare un brutto scherzo a questa Italia, perché ora non abbiamo nulla da perdere. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare, arrivare agli ottavi: ora tutto quello che viene è in più. E quando la mia nazionale gioca senza pensieri è davvero temibile». Walter Schachner negli anni Ottanta si è divertito a far gol in serie A con la maglia del Cesena, del Torino e infine dell’Avellino. Con l’Austria ha giocato i Mondiali di Argentina e di Spagna.
La classe di Alaba, il talento di Arnautovic. Cosa temere? «La spensieratezza. Ovvio che per l’Italia essere eliminati agli ottavi sarebbe un peso insopportabile proprio perché ha le ambizioni per poter andare fino in fondo. Anche se confesso nel girone eliminatorio ha avuto una strada in discesa, perché né Turchia né Svizzera mi sono sembrate all’altezza delle loro tradizioni».
Nel 1978 lei e i suoi connazionali tiraste un brutto scherzo alla Germania Ovest. Può succedere la stessa cosa? «Quell’Austria era forte davvero con Krankl, Prohaska, Kreuz, Pezzey. Avevamo battuto Svezia e Spagna, perso 1-0 con l’Italia con un gol di Rossi e Cabrini che correva così tanto che mi costrinse a fare il difensore tutto il tempo. Eravamo fuori ma battemmo 3-2 i tedeschi campioni del mondo con un gol quasi nel finale. Per loro un’onta. La chiamano ancora la vergogna di Cordoba. Non se lo sono dimenticati».
Se l’Italia non passa sabato a Wembley più o meno sarà la stessa cosa per noi. «Lo immagino. Anche se lì davanti con Immobile, Insigne. Belotti questa Nazionale ha un potenziale enorme. L’Italia può far gol con chiunque, ma questa Austria è avversaria da temere, anche contro l’Olanda ha perso ma a testa alta. E con un ct che conosco da anni e di cui ho sempre ammirato la determinazione».
Con Franco Foda siete stati avversari in campionato? «Sì, a Graz. Era un derby molto sentito e noi eravamo sulle panchine opposte. C’è tanto di lui in questa Austria: la sua voglia di sorprendere e di emergere. Arrivare agli ottavi è un traguardo importante, ma Mancini non troverà una nazionale appagata, contenta del risultato».
Anche con Mancini vi siete spesso incrociati in serie A. «Lui è stato uno dei migliori talenti del calcio italiano. Appena arrivato al Cesena, lui era al Bologna e facemmo lo stesso numero di gol, 9. Poi lui andò alla Sampdoria e presto divenne il gemello di quell’altro fenomeno che è stato Vialli. È bello vederli insieme sulla panchina dell’Italia ancora adesso. Come se il tempo non fosse passato».
Per la serie A ne è passato… «Sì era il campionato più bello del mondo, ora non più anche se qualche progresso lo sta facendo. Ma anche il campionato austriaco non è quello di anni fa: c’è il Salisburgo che ogni anno prende 10 talenti in giro per il mondo e li vende poi quasi tutti. Come ha fatto con Haland. Questa nostra nazionale ha quasi tutti i calciatori che giocano in Germania. Solo Schlager e Ulmer giocano nella Bundesliga austriaca».
Una sorpresa di questo Europeo, Austria a parte? «Danimarca. Mi piaceva anche prima che iniziasse il torneo, ha un gioco molto interessante. Il dramma di Eriksen li ha compattati ancora di più, li ha resi squadra vera. Devo dire, che sono rimasto senza parole a vedere quelle scene in campo».
Un italiano a cui darebbe la cittadinanza austriaca per vederlo schierato con l’Austria sabato?
«Tanti. Jorginho ma anche Insigne. Lo seguo spesso nel Napoli, ha grandi numeri ma anche un potenziale che a mio avviso ancora non si è completamente espresso. Credo che abbia dei margini importanti di miglioramento…».
Come affronterà l’Austria questa Italia? «Senza complessi di inferiorità. Hinteregger, Dragovic, Lainer, Sabitzer hanno accumulato tanta esperienza con i loro club di appartenenza. Alaba guida la difesa. In attacco non siamo forti come nel 1978 ma possiamo davvero rendere la vita molto difficile all’Italia».
A proposito di sorprese, come quando lei segnò al San Paolo con il Cesena. E Massimo Troisi mise quel gol in un suo film… «Finì 2-2, buttammo via la vittoria. Ricordo quel pomeriggio e la mia rete. Ero arrivato da pochi mesi in Italia ma iniziavo a farmi conoscere…».

P. Taormina (Il Mattino)

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