È uno dei sei che non si è inginocchiato prima della gara col Galles. E non lo farà neppure con l’Austria. Che cosa deve dimostrare un figlio di emigranti che a sua volta è stato emigrante pure lui e che ha, tra i suoi migliori amici, Koulibaly? Ha vinto una Europa League, ora una Champions. Ha le chiavi del centrocampo di Mancini tra le mani. Come aveva quelle del Napoli di Sarri. Già, il suo uomo del destino. Dopo sei mesi stava tornando al Verona, dopo che Benitez lo aveva piazzato in una mediana a due dove non faceva altro che rimediare figuracce. Per cinque milioni, nell’estate dell’arrivo di Sarri, il Napoli lo riscattò. E nel 4-3-3 è diventato Jorginho. Il giocatore a cui si è ispirato come uomo è stato Kakà. A livello di campo Pirlo e Xavi. Di Pirlo, di fatto, è diventato l’erede nell’Italia. A insegnargli il calcio, la mamma Maria Tereza. Lo portava sulla spiaggia di Imbituba a ogni ora e a quattro-cinque anni gli faceva vedere come stoppare la palla, come calciarla, come lanciare. E poi tanta tecnica: «Perché sulla sabbia è più complicato ma quelle lezioni non le dimentichi più». P. Taormina (Il Mattino)