In vista della gara di stasera ci sono una buona e una cattiva notizia. Partiamo da quest’ultima:
Cosa si sente di chiedere agli azzurri di Mancini per stasera?«Innanzitutto devono vendicare le nostre sconfitte e il cucchiaio di legno».
E poi?«Di continuare a fare quello che hanno fatto fin qui: hanno preso un ottimo passo e spero possano anche andare il più avanti possibile. Di sicuro sarà un grande spettacolo quello di stasera».
Se le diciamo Italia-Galles, cosa le viene in mente?«Quelle indimenticabili sfide di rugby tra noi e la loro gloriosa nazionale. Ma non solo…».
Ovvero?«Le trasferte in Galles resteranno per sempre impresse nella mia mente. Perché i tifosi gallesi accompagnano la loro nazionale allo stadio circondata da un vero fiume rosso. Una marea bellissima. Mentre noi, squadra ospite, venivamo scortati dalle guardie a cavallo fino allo stadio, e dentro dai caproni gallesi. Si camminava a passo d’uomo anche a bordo del pullman. Una cosa bellissima».
Stasera sarà un’altra storia?«Me lo auguro. Loro sono bravi e si giocheranno la partita. Li ho visti bene in queste prime due gare, ma noi siamo l’Italia e se per loro il rugby è lo sport nazionale, da noi è il calcio. Per noi italiani vuol dire tradizione e attaccamento alla maglia».
A proposito di maglia: lei vedrà la partita indossando quella azzurra della Nazionale di rugby?
«No, no. Preferisco farlo in borghese. Accanto a mio cognato Vincenzo Montella che di questo sport è una vera istituzione nazionale».
C’è un calciatore azzurro che vedrebbe bene su un campo di rugby?«Direi sicuramente Barella. È uno che non si tira mai indietro e lotta come un leone su ogni palla. Si da tanto da fare in tutte le zone del campo».
Dopo la gara di stasera ci starebbe bene il terzo tempo?«Quello ci sta bene sempre. Piuttosto spero che non ci sia il tanto discusso biscotto. Sarebbe totalmente agli antipodi dai nostri canoni di sport. Ma sono sicuro che sarà evitato. Conosco personalmente Mancini e la sua impronta su questa squadra è tangibile: è un signore in campo e fuori». B. Majorano (Il Mattino)