Ci sono la Superlega e le Nazionali, (ovviamente) il Napoli e pure i difetti di un Paese e di un calcio vecchio, c’è Maradona, un film che sa di «The Last Dance» o vorrebbe somigliargli e poi anche il Bari, Blatter e Platini: c’è di tutto un po’ nell’escursione a 360° in cui Aurelio De Laurentiis s’è avventurato al «Passepartout Festival», in un percorso (quasi) netto d’un Mondo da rivoltare, al solito, come un calzino.
SUPERLEGA
Della serie: poi non dite che non ve l’avevo detto, per arrivare a darsi un futuro, anche personalmente assai ambizioso, Adl parte dal passato: «Sono riuscito a smascherare Blatter quando stava alla Fifa, Platini quando era all’Uefa. Adesso non sono riuscito ancora a dedicarmi a fondo al ripianamento totale del calcio a livello mondiale. Ma la Superlega è figlia del fatto che le organizzazioni del calcio, pensano di fare loro gli istituzionalisti con i soldi nostri. Il calcio è diventato fallimentare per colpa delle istituzioni. Io faccio parte dell’Eca e ho sempre detto ad Agnelli che stava sbagliando con la Superlega, perché democraticamente bisogna lasciare la porta aperta a tutti».
FATTI NOSTRI
E però, qualcosa bisognerà comunque inventarsi, semmai chiamandola diversamente, per arricchire il calendario e soprattutto risistemare i bilanci: «Dobbiamo stabilire un’altra competizione togliendola alla Uefa, che dovrebbe fungere da segretariato generale. E saremmo noi a dare noi all’Uefa una percentuale sui ricavi».
CHI ROMPE PAGA
Poi ci sono le Nazionali, quell’universo che a volte sembra appartenere ad un’epoca lontana, materiale per nostalgici dal cuore tenero: «Io adesso ho otto calciatori del Napoli in giro per l’Europeo: se qualcuno si fa male chi mi risarcisce, l’Uefa? Non di certo. E allora bisogna sedersi a tavolino e rivedere la situazione. E comunque le prestazioni dei nostri azzurri mi hanno rallegrato: ma se continuano così, mi chiederanno l’aumento…».
DIEGOOO, DIEGOOO
Senza voler mischiare Michael Jordan con Maradona e i Chicago Bulls con il Napoli, perché in The Last Dance tutto accade a quel tempo ed è stato svelato oggi, c’è un’idea in Adl che prova comunque a «danzare» sul filo della memoria. «Maradona è stato unico e irripetibile. La fortuna e la sfortuna è che lo hanno avuto i napoletani. Faremo una serie tv in tre stagioni sulla storia del Napoli, la prima dal 1984 al 2001, dove c’è Maradona; la storia del Napoli dal 1924, prima della sua nascita, fino al 1984; e infine i 17 anni della mia presidenza».
STO CON COMMISSO
Ma in questo viaggio trasversale, De Laurentiis fa un salto a Firenze («rifletto quando sento che a un signore come Commisso, che ha già speso milioni, non fanno toccare lo stadio perché è un monumento: ma de che? La sovrintendenza è stra-burocratizzata e politicizzata e magari è contro Commisso perché è americano e rappresenta un potere da annientare») e poi dirotta verso la «sua» Bari, l’altra metà degli interessi di famiglia: «Il Bari è nato perché il sindaco Decaro è un mio amico, mi ha chiamato e mi ha chiesto di interessarmene. Allora l’ho proposto a mio figlio, che mi disse: in fondo calcio e cinema sono nel nostro Dna, se tu mi lasci fare dopo che hai avviato la cosa va bene. Lo rassicurai e così è stato».
LA SCORTA, ANZI NO
E poi c’è un frammento di vita personale che sa di «duro e puro» ma che sprigiona pure tristezza: «Io ho la scorta quando vado alla partita, ma quando sono a Napoli da solo la rifiuto, perché mi sento un uomo libero anche se qualcuno mi scrive ti uccidiamo, sei una mer… perché magari l’ho fatto arrestare. Con me il compromesso non esisterà mai. Se muoio domani, non avrò problemi di coscienza da portarmi dietro».
A cura di Antonio Giordano