Spalletti sa già chi è Osimhen (nella scorsa stagione dieci reti azzurre e a breve dovrebbe rinnovare sino al 2025), perché nel suo ultimo periodo in cui s’è potuto abbandonare sul divano di casa, «spiando» il Napoli che da gennaio scorso gli è stato offerto, nel magazzino in cui è depositato il pc con l’archivio sono state aggiunte altre voci sulle quali applicarsi. Ma Osimhen non conosce profondamente Spalletti, avrà modo di farlo fuori dagli schemi e negli stessi, nei movimenti che gli verranno richiesti, nel sacrificio, nelle profondità da disegnare insieme, nella spregiudicata vocazione che andrà abbellita e addolcita, corredandola di ciò ch’è utile per migliorarsi. E per darsi un indirizzo, o scegliere un panorama, gli potrebbe bastare voltarsi un attimo, partendo dai giorni in cui danzava nella culla: e per addormentarsi tranquillamente sarà sufficiente contare i gol di Totti e Dzeko e Icardi, ondeggiare in quel calcio così mutevole, perché non si può restare eguale a se stessi pe un’era (quasi) geologica. La strada, con le sue variabili, è tracciata. A. Giordano (CdS)