L’ex prefetto di Roma non si tira indietro neppure questa volta. Da capo della Procura federale aveva chiesto spiegazioni, sollecitato da vari esposti. E non ne aveva avute.
E lo spiegò nella sua intervista al Mattino del maggio 2020: «Volevo sentire l’audio di Orsato e Valeri, ne feci richiesta, mi arrivò e ci fu la sorpresa: non c’era l’audio». Tredici mesi dopo, Giuseppe Pecoraro, rivede le immagini senza voci.
Ma c’è qualcosa che andava tenuta così nascosta dell’audio di Inter-Juve?
«Non ho mai pensato alla malafede di Orsato o di qualsiasi arbitro che era in quella sala Var: se è corretta l’interpretazione data dalle Iene, che non sono certo organo di polizia giudiziaria, del labiale di Valeri, l’accenno al contrasto o al contatto mi sembra rilevante ai fini di un conseguente provvedimento da assumere in campo. Vero che il Var non può chiamare, ma suggerire sì».
Cosa deve fare il mondo del calcio per uscire fuori da queste ombre?
«Occorre una maggiore collaborazione tra gli organi giudicanti e non. Anche perché la giustizia sportiva concorre al perseguimento dei valori del calcio».
Quanto ha pesato a livello personale questa vicenda?
«Mi ha dato conferma che qualcosa nel sistema calcio va cambiato. Lo pensavo già prima di diventare procuratore federale e lo penso oggi che non lo sono più. Ma certamente non è possibile cambiarlo senza la collaborazione di tutti».
Perché a suo avviso è rimasto il video ma non c’è l’audio?
«Non so che dire, forse ci sono anche delle ragione tecniche che non conosciamo bene, magari per scongiurare altre polemiche sugli arbitri, per evitare inutili veleni. Perché tanto, insisto, io alla malafede non ho mai pensato che ci fosse. Sempre ammesso che l’audio sia esistito ed esista».
Che senso ha, a suo avviso, quella mail in cui Rizzoli chiede dell’audio quando invece sostiene che questi vengano cancellati quando sono riferiti a episodi di campo irrilevanti?
«Questo non lo so. Ma spero che sia Rizzoli a spiegarlo».
Cosa la colpisce di più di quel video senza audio mandato in onda dalle Iene?
«Di tutto la ricostruzione, è quando si presume venga pronunciata la parola contrasto o anche contatto. Ecco, in questo caso, la parola sentita avrebbe richiesto una maggiore attenzione da parte dell’arbitro in campo, che avrebbe dovuto sollevare il suo dubbio. Devo dire che in tutto ciò che si vede è questo il passaggio che più mi ha colpito».
Alla fine di tutto, ci sono le risposte alle sue domande?
«Le risposte me le sono già date da tempo: non ho mai creduto che quell’errore abbia influenzato la lotta per quello scudetto. Perché il Napoli il duello con la Juventus lo ha perso il pomeriggio dopo quando ha perso in casa della Fiorentina».
Orsato che ammette il suo errore mette la parola fine delle vicenda?
«Non ci stava nulla di male se lo avesse detto dal primo istante. Io mi auguro che prima o poi questo audio venga reso noto. Ripeto, se esiste o sia mai esistito».
Cosa bisogna fare per uscire da queste situazioni?
«È necessaria una riforma complessiva e istituzionale. Una riforma incisiva del mondo arbitrale e non. Il presidente dell’Aia, a mia avviso, deve essere eletto dal consiglio federale».
L’utilizzo del Var si sperava cacciasse via ogni ombra. Com’è migliorabile questo straordinario strumento tecnologico?
«Secondo me sarebbe interessante che il Var possa essere richiesto dall’allenatore almeno una volta per gara. Per qualunque caso un tecnico lo ritenesse necessario, anche quelli che non sono inseriti dal protocollo Var. D’altronde, credo che qualcosa vada fatto visti anche i tanti errori nel campionato che è appena terminato.
P. Taormina (Il Mattino)