Un colpo di fulmine. «Abbiamo lavorato insieme soltanto tre mesi, ai tempi dell’Udinese, ma credetemi: per quanto mi riguarda, Luciano Spalletti è il miglior allenatore che abbia avuto in Italia». Roberto Carlos Sosa, il Pampa, ci mette un attimo preciso a presentare un vecchio amico (maestro) a dei vecchi amici. Una cosa del tipo: Napoli, ecco Luciano.
Già, Pampa, com’è Spalletti? «Io ho avuto un rapporto bellissimo con lui: l’ultimo volta che l’ho visto, anni fa in aeroporto, ci siamo scambiati un abbraccio forte e genuino, di autentico e reciproco piacere. Eppure, siamo stati insieme appena tre mesi».
A Udine: stagione 2000-01, da aprile a giugno. «Lui subentrò a De Canio, in corsa: rischiavamo la retrocessione ma alla fine ci salvammo. Al di là dei cambiamenti tattici, ricordo che martellava e ripeteva continuamente: ‘Siete forti, siete forti’. Io scendevo in campo con una motivazione incredibile, a mille».
Al di là del curriculum, insomma, potrà risollevare il Napoli dopo la tremenda delusione Champions. «Assolutamente si: trasmette sicurezza, cosa fondamentale in genere e a maggior ragione in questo frangente. Credo che sia l’uomo giusto: ha lavorato a Roma, all’Inter e saprà sicuramente come gestire la situazione».
Un feeling annunciato, secondo lei? «La piazza deve seguirlo e deve capire che va incontro a un allenatore capace di parlare chiaro: lui dice sempre le cose come stanno, faccia a faccia, e lo farà con la squadra, con De Laurentiis e anche con i tifosi se sarà necessario. Io preferisco le persone oneste, schiette: in tre mesi abbiamo parlato spesso a muso duro, ma oggi continuo a dire che è stato il miglior allenatore che abbia avuto in Italia».
Un pregio e un difetto? «Il suo pregio può anche diventare un difetto: non guarda in faccia a nessuno, va dritto per la sua strada e non ha peli sulla lingua. Per me è un aspetto positivo, magari per altri no. E poi, sa tranquillizzarti nei momenti di tensione e sa mettere un punto: sul lavoro si litiga anche, può capitare, ma lui è in grado di fermare tutto e ragionare. Un gran personaggio: a Udine veniva al campo in Harley-Davidson e con il biker di pelle».
A cosa può aspirare il Napoli di Spalletti? «Bisogna centrare il quarto posto, soprattutto dopo la delusione di questa stagione. Credo, invece, che sia difficile puntare allo scudetto, sia per i grandi movimenti sulle panchine italiane sia perché la mancata qualificazione ti obbliga a rinunciare a un bel po’ di introiti. Mi pongo una domanda: senza il fondo Champions potranno essere mantenuti certi giocatori?».
Come finirà la vicenda del rinnovo di Insigne? «Secondo me Spalletti è la persona giusta per parlare con Lorenzo. Con tutto il rispetto, a mio avviso non sono necessari il procuratore, il direttore sportivo e neanche il presidente: Luciano saprà trovare le parole giuste. Non ho dubbi».
Lei oggi allena l’Under 20 del Dibba Hisn, negli Emirati Arabi: magari potrebbe entrare nello staff di Spalletti, che le pare? «E mica decido io!». Ride. «Piuttosto, non avendo neanche il suo numero di telefono, approfitto per fargli i complimenti. Spero di incontrarlo presto».
A Dimaro, in ritiro. «Ecco, a luglio dovrei venire in Italia. Perché no?».
A cura di Fabio Mandarini (CdS)