«Il Maradona che nessuno conosce» è in quegli occhi che lo raccontano, in quel soffio di voce che Ciro Ferrara – seduto sul palcoscenico con Tony Damascelli – riempie di ricordi e di lacrime che gli rigano l’anima e quasi le guance. «Un’umanità e una sensibilità unica, una umiltà che ti rapiva». Sono 188 giorni che Diego non c’è più e Ferrara, che a Maradona ha dedicato anche un libro, è andato a recuperare nella sua memoria ogni istante di quei sette anni vissuti a Napoli, prima di accorgersi che non se ne è ancora fatto una ragione. «Grida vendetta il modo in cui è morto, nella solitudine, un uomo che si è dato senza risparmio verso il prossimo». Maradona è la narrazione di una favola e di una tragedia, che Ferrara interpreta – attraverso Zoom – dedicando al suo amico qualcosa che sa di sogno o anche di incubo, una telefonata immaginaria per raccontargli cosa è successo da quel 25 novembre 2020, in tutto il Mondo. «Ti hanno dedicato anche il San Paolo, ora si chiama Diego Armando Maradona. Te voglio bene assaje, Diego».