Dopo sarebbe diventato palo ‘e fierro, Peppe Bruscolotti, ma ha anche fatto l’ala sinistra. Agli inizi, quando giocavi in categorie inferiori era così…
Sempre terzino destro? «Macché. All’epoca quando si partiva in bus per una trasferta si faceva la conta. E una volta contro il Santa Maria di Contursi Terme arrivammo senza neppure un attaccante. E venni schierato ala sinistra e feci pure una doppietta».
L’esplosione al Sorrento? «Devo tutto al suo allenatore, Giancarlo Vitali. Io stavo per tornarmene a casa dopo che il Polla mi aveva ceduto al presidente Andrea Torino. Solo che al Sorrento, dove ero arrivato su consiglio di Carmine Tascone, mi avevano proposto un contratto da 30 mila lire e io risposi che ne guadagnavo di più andando in Promozione. Una volta uscito dalla stanza incontrai Vitali e fu un colpo di fortuna. Mister me torno a casa. Lui pensò a dei problemi di famiglia. Quando capì che era una questione di soldi, mi portò a cena e mi confidò che avrei fatto il titolare con lui dalla prima gara e che di soldi ne avrei guadagnati presto molti di più».
Aveva ragione. «Sì, rinnovai qualche tempo dopo poi a 220 mila lire al mese. E chi li aveva mai visti tutti quei soldi? Era stato quello poi un anno particolare. Il Sorrento si era scordato di segnalarmi alla Compagnia Atleti e così quando sono partito militare mi ritrovai a Verona, per un mese tra gli autieri a fare il corso per portare i camion. E senza campo per allenarmi. Lo facevo su un terreno poco fuori la caserma. E sette giorni dopo la mia partenza per il soldato giocammo al San Paolo contro il Napoli in Coppa Italia: io marcai Altafini e vincemmo pure…».
P. Taormina Il Mattino