I dubbi: Spalletti e i capitani come Insigne e Totti. G. Dotto: “Tranquilli Luciano ama i campioni”

Lucio è pronto. Sei anni di Roma sono un potente vaccino. A Napoli tutto è teatro, a cominciare dalla morte. La sua non è altro che la versione infinitamente meno malata e meno nevrotica della passione in forma di assedio. Appena si è sparsa la voce di lui sulla panchina del Napoli, sono stati consensi, ma anche dubbi e domande ansiose: «Ma non sarà che Spalletti non regge i capitani, i calciatori di personalità? Caccerà anche il nostro Insigne, dopo aver fatto la guerra a Totti e litigato con Icardi? E Cassano? Vi ricordate di Cassano messo al bando?». Tranquilli. Timori infondati. Spalletti ama i campioni, ma pretende che giochino di squadra, che siano esempio alla squadra. Su questo non transige. Ma dategli tutte le perle della terra e si commuoverà. Da calciatore ha remato nei bassifondi. Era un centrocampista sgobbone, mai andato oltre la serie C, ma il suo idolo era Antognoni, talenti in cui la maglia si confondeva con la pelle. «Sì, ma non sarà che Spalletti scapperà anche da Napoli alla prima difficoltà, come è scappato da Roma?». Bugie. Peggio che bugie. Le comode “verità” di quella vacca pigra, vigliacca e decerebrata che è la folla ai tempi dei social. Al contrario. Imparerete presto ad amare i suoi umori lunatici e la sua dedizione alla causa, gli sguardi persi nel vuoto e quelli a caccia eterna di nemici. Spalletti e i suoi fantasmi tra i fantasmi di Eduardo. Un copione perfetto. Una cosa: se avete visto la serie su Totti scordatevela in fretta. Quello non è Spalletti, ma una sua comoda caricatura”.

Giancarlo Dotto (CdS)

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