C’è poco da dire: quello consumatosi al San Paolo nell’ultima sfida di campionato contro l’Hellas Verona di Juric è stato uno degli spettacoli più tristi e amari da digerire del recente passato partenopeo. Un boccone veramente amaro, da cui la società si risolleverà a fatica non solo per l’immensa delusione, ma anche per gli ingenti risvolti tecnici, economici e sportivi che derivano da questo fallimento arrivato a pochi centimetri dal traguardo.
Una sfida che voleva dire Champions League
Così come le scommesse sul calcio segnalano in maniera piuttosto certa e convinta il grande equilibrio che regnerà agli Europei, con tante squadre che possono considerare di avere le carte in regola per arrivare alla vittoria finale, i principali bookmaker parevano essere piuttosto convinti anche sulla qualificazione del Napoli di Rino Gattuso alla prossima Champions League. O almeno così faceva presagire l’ultima sfida interna col Verona: alla squadra partenopea bastava guardare in casa propria e conquistare i tre punti per raggiungere l’obiettivo, mentre il Verona arrivava in Campania senza più nulla da chiudere al suo egregio campionato.
Al contrario, le altre pretendenti alla qualificazione in Champions sono arrivate agli ultimi novanta minuti della stagione con molte più incertezze. Il Milan, dopo l’incredibile passo falso casalingo contro il Cagliari, era atteso da una sfida proibitiva a Bergamo contro l’Atalanta di Gasperini, mentre la Juventus di Pirlo, dopo una stagione fallimentare, era sì attesa da una sfida non impossibile contro il Bologna, ma doveva comunque confidare in un risultato negativo dei partenopei e dei rossoneri.
E così fu, ma a concedere agli acerrimi rivali di Torino di guadagnarsi in extremis un posto in Champions League, evitando così di cogliere l’occasione di affossare i bianconeri per un certo periodo di tempo, è stato proprio il Napoli. Dal primo all’ultimo minuto della sfida, conclusasi con un pareggio inspiegabile e soprattutto inaccettabile, la squadra partenopea ha dimostrato di non avere la giusta personalità, il giusto spirito e la necessaria cattiveria per conquistare i tre punti fondamentali.
Troppi gli errori tecnici (quello di Hysaj su tutti), troppi i giocatori chiave di questa squadra che si sono nascosti nel momento in cui più contava dimostrare il proprio valore (a cominciare da capitan Insigne, nonostante lo scugnizzo abbia realizzato una stagione altisonante), poco accettabili anche le scelte tecniche di Gattuso nel secondo tempo. E così dal primo all’ultimo si è consumato uno psicodramma praticamente non annunciato, dopo che la squadra era reduce da un mese eccellente in termini di forma fisica, fiducia e risultati.
Per il secondo anno di fila non sarà Champions League, una sentenza che suona come pietra tombale per le ambizioni della piazza e del presidente Aurelio De Laurentiis, che ha prontamente esonerato Rino Gattuso, nonostante l’allenatore abbia svolto un ottimo lavoro quando ha potuto avere tutte le pedine a disposizione. Resta però una sensazione di sfacelo, di vuoto, di rabbia e di sconfitta al termine di questa stagione: il Napoli ha fallito sia in campo europeo che, soprattutto, in territorio italiano. Niente Champions League.