Il Napoli si lascia guidare da Lorenzo Insigne, il capitano, la bandiera, il leader che si nasconde dietro 108 gol e che non ha alcuna intenzione di avviare la chiacchierata con il rinnovo senza riuscire a riempire la propria stagione d’una rimonta che sembrava (im)possibile alla quarta di ritorno: poi lo scugnizzo ha rotto gli indugi, a Reggio Emilia, con il 3-3 al 94′ ha scaraventato una bottiglietta piena d’acqua nelle tenebre ed ha spiegato bene ad ogni compagno di squadra del Napoli cosa pensasse di loro. «Una squadra da scudetto non può rischiare di restare fuori dalla Champions League». Né lui, 396 partite nel suo vissuto da principe azzurro, può restare impigliato in una situazione vaga e indefinita che viene rappresentata dal contratto in scadenza 2022: quella con il Verona, quindi, non è semplicemente un’ora e mezza di calcio da affrontare con gli occhi spalancati per non imbattersi in “imboscate” della sorte, ma pure un ponte levatoio da sistemare per potersene poi andare a chiacchierare amabilmente con De Laurentiis e decidere tranquillamente cosa farsene della propria vita. È una notte perfida, nasconde in sé pepite d’oro ed anche trappole terribili: dentro porta il tramonto o anche un’alba radiosa, che non è per tutti. Ci sono un milanista, un napoletano e uno juventino: e l’ultimo, probabilmente, chiuderà la porta alle proprie spalle, semmai senza necessariamente sbatterla. A Giordano (CdS)