I suoi 90 anni, il primo compleanno senza Maradona, la conferma di Gattuso. L’ex presidente Ferlaino ai microfoni de “Il Mattino”

Novanta. Come i minuti di una partita. Come gli anni che Corrado Ferlaino compie tra due giorni. «Festeggerò con la famiglia e idealmente con tutti i napoletani: li ho sentiti sempre molto vicini».
Ma sembra che Ferlaino sia stato riscoperto negli ultimi anni: il presidente tifoso messo dalla tifoseria in contrapposizione al presidente manager De Laurentiis.
«Parlo di me e del mio rapporto con il Napoli e la gente. Ho vissuto momenti difficili: più volte, in 33 anni di proprietà, sono arrivati a mettermi le bombe sotto casa. Ma io ricordo i periodi felici. Ero ricco e spensierato prima di entrare nel Napoli, gennaio del 69. Quando ho chiuso, non avevo più niente. E questo la gente lo ha capito, probabilmente apprezzando anche che non avevo mai messo familiari in consiglio, nessun compenso».
A novant’anni guarda avanti o indietro?
«Avanti, certo. Il mio primo pensiero è sempre cosa farò domani e lo sarà anche nell’ultimo giorno della mia vita».
E allora cosa ha in mente?
«Ho un progetto, ma lo tengo segreto. Passano gli anni e lavoro sempre di più».
La pensione non fa per Ferlaino.
«Quando ho ceduto il Napoli, pagando così i debiti che si erano accumulati negli anni e cedendo al nuovo presidente Corbelli anche metà di Palazzo d’Avalos, ho voluto che delle attività imprenditoriali si occupassero i miei figli. Ma loro chiedono continuamente consigli e questo è un lavoro impegnativo».
Più una gioia o una sofferenza essere stato il proprietario del Napoli?
«Dipendeva dalle circostanze. Sono stati 33 anni di battaglie e io non mi sono mai tirato indietro. D’altra parte, i primi problemi li trovai subito».

Il suo primo compleanno senza Maradona.
«Gli ho sempre dedicato un pensiero, considerandolo uno di famiglia. Un napoletano innamorato di Napoli. La sua scomparsa è stata dolorosa, ancor di più adesso che emerge il terribile sospetto che sia stato truffato».
Oggi il Napoli gioca contro la Fiorentina: è la partita che a tutti ricorda quella del 10 maggio 87, la festa del primo scudetto.
«Neanche quella domenica pensavo che potessimo farcela… Fu diverso per il secondo, organizzammo anche la festa su una nave per i giocatori affinché potessero ammirare la meravigliosa notte napoletana».
Fu lo scudetto tolto al Milan, quello del 90.
«Ancora si arrabbiano l’allenatore e i giocatori del Milan e io ancora faccio salti di gioia. Dissi che Alemao, colpito da una moneta a Bergamo, non mi aveva riconosciuto in ospedale. L’unica bugia della mia vita. Ma Parigi valeva bene una messa, altroché».
Lei avrebbe confermato Gattuso?
«Se proprio devo rispondere, dico di sì. E aggiungo che in questo campionato sono state perse partite assurde: non vi possono essere crisi nei rapporti con un allenatore. Nell’88 difesi Bianchi sfiduciato dalla squadra: quattro calciatori andarono via, lui rimase in panchina».
Nelle ultime due partite il Napoli si gioca il posto in Champions: e lo scudetto?
«Auguro alla mia squadra del cuore di vincerlo tra un anno. Per riuscirvi bisogna leggere la classifica dei mercatori: ai primi posti ci sono Cristiano Ronaldo e Lukaku, i campionati si vincono con chi segna di più o con un vero top player».
E l’allenatore?
«Ne ho avuti di importanti, però quello con cui abbiamo vinto il secondo scudetto, Bigon, non era di primissima fascia. Ma c’erano Maradona, Careca...». F. De Luca (Il Mattino)

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