Sessanta milioni di dollari, forse cento. Ma dov’è nascosto il tesoro di Diego Armando Maradona? Se lo chiedono i cinque suoi eredi (i figli Dalma, Gianinna, Diego jr, Jana e Veronica Ojeda, madre e tutrice del minore Diego Fernando, nato otto anni fa) e l’avvocato Sebastian Baglietto che a fine dicembre, un mese dopo la morte del Campione, ha ricevuto l’incarico di gestire la successione. Di fatto, non è ancora iniziata, perché i documenti su conti correnti e beni del Pibe non sono stati messi a disposizione e il tribunale di La Plata ha dovuto effettuare una rogatoria in cinque Paesi (Bielorussia, Cuba, Messico, Stati Uniti e Venezuela) per ottenere alcuni atti. Il pallino resta nelle mani dell’avvocato Matias Morla, che curava gli interessi di Maradona: lui non deposita gli atti e così non c’è certezza sul patrimonio. In questa intervista a Il Mattino è dura l’accusa di Baglietto.
A che punto è la successione ereditaria di Maradona?
«C’è la dichiarazione degli eredi e siamo nella fase di ricerca e determinazione dei beni, fondamentalmente quelli esistenti al di fuori dell’Argentina».
Quali documenti ha messo a sua disposizione l’avvocato Morla in questi mesi?
«Morla ha fatto una presentazione di documenti a gennaio che definirei davvero pietosa: l’unica cosa che ha fatto è aver confuso la situazione e, lungi dal collaborare e adempiere al suo obbligo, ha creato ostacoli. Ha segnalato i depositi bancari senza indicare alcuna somma dei singoli conti. È logico agire così? Questo è il comportamento di una persona che cerca di collaborare o più di una persona che vuole nascondersi? Non ha fornito i dettagli dei contatti di alcuna controparte commerciale e così è diventato un compito arduo poterli raggiungere. Proprio la scorsa settimana è accaduto un assurdo episodio».
Quale?
«Ho provato a pagare il costo di un box a Dubai, città dove Maradona aveva vissuto in passato. Morla non mi aveva mai trasferito nessun dato e infatti il box non era a nome di Diego ma suo. Il livello di ostruzione e insabbiamento per quanto riguarda le proprietà di Diego, e per cosa Morla ne ha fatto, è sorprendente e chiaramente in malafede. Si può immaginare che è molto più difficile operare in questa situazione».
In questo momento, a quanto ammonterebbero i beni di Maradona, dai conti bancari alle proprietà e ai proventi per i contratti che aveva in molti Paesi?
«La verità è che sappiamo solo quello che Morla ha vagamente dichiarato. Aggiungo che, per come lo ha fatto, non ci sarebbero motivi per ritenere fedele quell’informazione».
Quale, secondo lei, è la cifra più vicina all’eredità di Maradona? 50, 60, 100 milioni di dollari?
«Quello che allo stato dovremmo trovare nella successione mi sembra essere meno, un bel po’ meno, di 10 milioni di dollari. Quello che dovrebbe esserci potrebbe avvicinarsi ai 100 milioni».
A questo punto, passati oltre cinque mesi dalla morte di Maradona, quali potrebbero essere le azioni legali per obbligare l’avvocato Morla a presentare tutti i documenti in suo possesso?
«Ne abbiamo fatte diverse, infatti Morla è stato denunciato penalmente in due casi per truffa: uno per i marchi che ha sottratto gratuitamente alla proprietà di Diego, perché di fatto se ne è impossessato, e l’altro per l’amministrazione fraudolenta del patrimonio nel suo complesso. A ciò si aggiunge una causa civile per la rivendicazione dei marchi e l’indagine penale sulla morte di Maradona, che potrà andare avanti a seconda dell’andamento delle indagini».
Gli eredi potranno sfruttare i diritti su marchio e immagine di Maradona? La questione sembra ancora controversa.
«I diritti di immagine appartengono agli eredi, non c’è discussione su questo punto. Gli eredi sono anche titolari del marchio Diego Maradona nella comunità europea e nel Regno Unito e di diversi marchi in Argentina e in altri Paesi, con i quali stiamo già concludendo diversi contratti in base ai diritti di cui siamo in possesso. D’altra parte, nei confronti di Morla è stato emesso il divieto di rinnovare i contratti e di trattare i marchi: se terze parti dialogassero con lui avrebbero dei problemi. Al termine del processo per rivendicare questi diritti, una causa che sicuramente gli eredi vinceranno, a Morla non resterà nulla».
Ci sono ancora molte proposte per il brand Maradona?
«Stiamo già parlando con persone diverse in vari punti del mondo, ma con nessun imprenditore e nessuna azienda d’Italia. Saremmo ovviamente felicissimi di essere contattati».
C’è sempre unità di intenti tra i figli ed eredi di Diego?
«Finora sì».
F. De Luca (Il Mattino)