Un rapporto lungo 70 pagine con 13 inequivocabili conclusioni. Ecco la versione ufficiale della Commissione medica che ha indagato sulle cause che hanno provocato la morte di Diego Armando Maradona. Un documento che ha ulteriormente aggravato le posizioni di Leopoldo Luque, medico personale del Diez e Agustina Cosachov, la psichiatra, ma anche di Mariano Perroni, capo degli infermieri (3 dei 7 imputati). Come già era stato anticipato, nel rapporto degli specialisti viene ribadito che prima della morte avvenuta il 25 novembre «sono stati ignorati i segni di pericolo di vita che presentava il paziente» mentre per ciò che concerne l’assistenza infermieristica è stata caratterizzata da «inefficienze e irregolarità». Inoltre si è riscontrato che »Diego Armando Maradona non è stato sottoposto a controlli e assistenza corretta da parte di medici e terapeuti né per il tempo e nemmeno per la forma secondo quanto indicano le norme di buona pratica». Oltre a ciò è sottolineato anche il ruolo che potrebbero avere avuto i farmaci che gli erano somministrati per le sue dipendenze: «potrebbero avere avuto un’influenza fatale».
TROPPE INEFFICIENZE. In base a tutte le analisi effettuate «è plausibile – si legge ancora – che Maradona avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvivenza se fosse stato ricoverato in un istituto sanitario polivalente». Inoltre nel rapporto viene citata anche quella famosa terribile frase pronunciata dal suo entourage: «Il grassone può morire in qualsiasi momento». Ecco allora che le decisioni prese dal team sanitario del Pelusa sono state deliberate e consapevoli dei rischi che si correvano. E su questo punto nel rapporto ci si chiede anche «chi dirigeva l’equipe sanitaria e chi godeva appieno della fiducia del paziente». Una situazione, quella vissuta da Maradona nei suoi ultimi giorni, settimane di vita, assolutamente fuori da ogni controllo. «Non sono stati approfonditi – continua l’analisi – le gravità delle sue condizioni preesistenti, in particolare gli antecedenti cardiologici che comportavano rischio di vita». Ma non è tutto: non sono stati nemmeno effettuati esami e studi sulle funzioni renali ed epatiche.
LASCIATO MORIRE. Conclusioni drammatiche, ma purtroppo prevedibili perché secondo la Commissione «Maradona è stato abbandonato al proprio destino… perché (i componenti lo staff sanitario) erano assolutamente indifferenti e non hanno modificato i loro comportamenti e piani medici». La Commissione per redarre le 70 pagine ha iniziato i propri lavori lo scorso 8 marzo a La Plata, concentrandosi sui 24 punti segnalati dai pm che conducono le indagini, per determinare, alla fine, che le cure prestate a Maradona sono state «inadeguate, carenti e avventate».
A cura di Roberto Zanni (CdS)