Colantuono allenò il Matador: «Se il lavoro sarà la sua ossessione Osimhen diventerà il nuovo Cavani»

Stagione 2007-08, Edinson Cavani è un ventenne arrivato da qualche mese in Italia e sulla panchina del Palermo c’è Stefano Colantuono. Sarà lui, dopo Francesco Guidolin, a iniziare l’attaccante uruguaiano al calcio italiano. Appena sbarcato a Palermo, è solo Edinson e non ancora Cavani: davanti a sé ha la concorrenza di Miccoli e Amauri nel ruolo di attaccante e per farsi largo deve trovare spazio sulla fascia. Quello che è venuto dopo è sotto gli occhi di tutti, dai record macinati a Napoli (104 gol in 3 stagioni) all’ultima doppietta con la maglia del Manchester United in Europa League con la quale ha contribuito giovedì sera a schiantare la Roma.

Ma nulla di imprevedibile per Colantuono. Se vede oggi Cavani, a 34 anni, cosa pensa? «A quel ragazzino così giovane arrivato da pochissimo in Italia con la voglia di migliorare giorno dopo giorno».

Come era il giovane Cavani? «Un giocatore che doveva ancora crescere e formarsi.Certo,si vedeva lontano chilometri che avesse una grandissima forza fisica,ma doveva affinare le sue qualità tecniche».

Come ci è riuscito? «Grazie a una dedizione al lavoro non comune. Faccio un esempio: nell’allenamento del venerdì si faceva scarico, ma lui rimaneva fino a tardissimo al campo per allenare e migliorare ogni singolo gesto tecnico. Aveva una voglia mostruosa e i risultati di questi anni gli danno ragione».

La prima cosa che ha notato in Cavani? «L’atletismo: era la sua caratteristica principale. Era in grado di giocare anche due partite di fila e nei test atletici di inizio stagione e di routine era sempre il primo».

Gli mancava solo il fiuto per il gol... «Sì,non era esattamente un killer d’area di rigore».

E infatti lei non lo schierava come prima punta. «In quegli anni avevamo Miccoli e Amauri che già formavano una coppia importante. Edinson era il terzo attaccante e a volte lo facevo giocare esterno di centrocampo nel 4-4-2. Contro il Livorno ricordo ancora che lì, largo a sinistra, fece una partita incredibile. Ma non amava giocare in quella posizione».

E dove? «Preferiva giocare davanti e svariare.Preferiva giocare da attaccante,ma col tempo ho capito che potesse giocare ovunque.Certo,oggi si è consacrato in quel ruolo,ma è una prima punta che ama svariare su tutto il fronte offensivo».

Rivede qualcosa del giovane Cavani nel giovane Osimhen? «L’attaccante del Napoli ha caratteristiche molto simili a Cavani. E forse credo sia addirittura più veloce. Non ho elementi,però, per dire quale sia la sua resistenza, che poi è stata la vera forza di Edinson. Posso dire con certezza di non aver mai allenato uno come lui.Anche perché aveva una voglia di migliorarsi unica: era un martello pneumatico».

E pensa che Osimhen possa ripercorrere le sue stesse orme? «Sta tutto nella voglia. Se Osimhen dovesse averla può diventare come Cavani e quindi un attaccante di dimensioni internazionali.Ma deve essere costante e attento. E di lavorava in maniera ossessiva sulle cose. Ancora oggi ho bene impressi i suoi allenamenti, il Cavani che conosciamo oggi è figlio di un lavoro senza precedenti».

B. Majorano (Il Mattino)

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