Era convinto, Rino Gattuso, che non ci fosse più l’aria giusta per andare avanti. Che era arrivato il momento a fine stagione di fare le valigie da Napoli. Ma adesso, dopo questo 2-0 a Torino, proprio non riesce più a immaginare con naturalezza quell’addio da questa squadra che sta dimostrando tutto il proprio spessore. Proprio fa fatica a vedersi lontano da un gruppo unico che ha disegnato pezzo dopo pezzo assieme al ds Giuntoli (il direttore sportivo neppure per un attimo ha smesso di avere fiducia in questo tecnico e nel valore di questa squadra) e che adesso sul campo risponde esattamente come era sicuro avrebbe fatto quando la malasorte se ne sarebbe andata via. Cosa fare? Gattuso come ogni fine partita legge i messaggi che gli sono arrivati sul telefonino. Ha un vecchio numero, di quelli che non ha mai cambiato da 20 anni a questa parte. E quindi è un continuo lampeggiare (la suoneria è quasi sempre abbassata). De Laurentiis si fa vivo con un messaggio di complimenti, allo stadio di Torino stavolta non è andato e così ha evitato di incrociare Cairo con cui, nelle faccende della Lega, non è che sia così legato. Ma i suoi giocatori fanno festa mentre l’allenatore invita tutti a tenere la solita calma: «È ancora lunga, è ancora lunga», ripete a tutti. Ringhio però ha il fuoco dentro. E quel muro che aveva alzato tra sé e il suo futuro a Napoli, quel muro che sembrava così invalicabile, adesso vacilla. Sì, Gattuso è pronto ad ascoltare De Laurentiis. Chiaro, se De Laurentiis deciderà di ritornare a parlare del discorso contratto. Quel contratto che dal 12 gennaio è nei cassetti sia della Filmauro che dell’ufficio legale di Bologna che cura il tecnico calabrese. E non sarà un no a priori, come sarebbe stato fino a pochi giorni fa, pure se la ferita resta ed è profondissima: Rino ora sarebbe disposto ad ascoltare, capire, valutare e poi decidere anche con la sua famiglia, che certo non è rimasta indifferente alle critiche e alle offese che sono piovute addosso a Gattuso in queste lunghe settimane. Non è una retromarcia quella di Gattuso ma è pronto a trattare di nuovo per restare al Napoli, in questo Napoli che è il suo Napoli con Osimhen, Mertens, Lozano, Insigne, Zielinski e Politano e un gruppo che ha creato una alchimia con il proprio allenatore. Come solo con Sarri. Ed è la squadra ad avere un ruolo determinante in una adesso non impossibile inversione a U: come riuscì nella primavera del 2017 a far cambiare idea a chi voleva andarsene da Napoli, compreso Maurizio Sarri. Ne nacque il famoso «patto scudetto». Vedremo cosa succederà ma i giochi sono all’improvviso riaperti. Tutti. P. Taormina (Il Mattino)