Tra una minaccia e una promessa, un giorno di silenzio può anche essere utile. Ma questo non significa che il fonte anti-Superlega sia intimorito o pronto a fare un solo passo indietro. Anzi. Rimane sul piede di guerra Aleksander Ceferin e con lui tutta l’Uefa, il fatto che nella giornata di venerdì non siano stati presi provvedimenti nei confronti dei club dissidenti non certifica che sia già arrivato il momento del perdono. E non si indietreggia di un centimetro nemmeno in Italia. Tra Lega e Figc, infatti rimane la totale convinzione che quanto accaduto non possa essere cancellato con un colpo di spugna e magari con delle semplici scuse, che pure non sono arrivate a destinazione.
NESSUNA PAURA. La riorganizzazione della Superlega annunciata e ribadita da Florentino Perez non pare aver smosso minimamente la posizione di Fifa e Uefa. Il contrattacco del presidente del Real Madrid non spaventerà Ceferin, determinato a far vincere in ogni caso il partito di chi imporrà l’impossibilità della convivenza: «I club dovranno decidere, se dicono che sono nella Superlega allora non giocheranno in Champions», spiegava ancora venerdì il numero uno dell’Uefa. E pure le sanzioni, che per ora non sono state emesse, restano sempre in fase di studio: materia per i legali onde evitare autogol, perché l’intento di punire chi ha iniziato la guerra resta ancora decisamente concreto.
IN ITALIA. Anche in Italia di sicuro non ci si vuole fermare. Venerdì si è tenuta un’altra riunione di Lega a cui non ha partecipato Agnelli (sostituito da Ricci e dall’avvocato Gabasio), mentre Marotta e Scaroni sono rimasti in silenzio. Al termine è stata preparata una lettera, partita poi nella serata di ieri, con la richiesta ufficiale da parte di undici club (Roma, Torino, Bologna, Genoa, Sampdoria, Sassuolo, Spezia, Benevento, Crotone, Parma e Cagliari) per la convocazione di una nuova assemblea straordinaria dopo le accuse del presidente Dal Pino nei confronti di Juve, Inter e Milan. Un’assemblea «che analizzi i gravi atti posti in essere dai club associati Juventus Fc, Ac Milan, Fc Internazionale e dai loro amministratori, e le relative conseguenze», è scritto nella lettera. Le tre società, secondo gli altri club, «hanno sviluppato e sottoscritto il progetto agendo di nascosto», con un «evidente e grave danno» per tutto il calcio italiano. «Ad oggi, inoltre, le stesse non hanno ancora formalmente comunicato il ritiro dallo stesso progetto, con l’evidenza di un possibile e inaccettabile riavvio della sua creazione».
Come anticipato dal Corriere dello Sport-Stadio, lo scopo della lettera è di dare evidenza scritta al fatto che ci sono undici club pronti a chiedere giustizia e quantomeno a sfiduciare Marotta e Scaroni. Sono rimaste fuori dell’iniziativa Lazio, Napoli, Fiorentina, Atalanta, Verona, Udinese, oltre ovviamente a Juve, Inter e Milan. Mentre dalla Figc si ragiona sull’aspetto regolamentare che possa rafforzare l’aut-aut della Uefa «o Superlega o Champions»: già pronta una clausola che sarà votata nel consiglio federale di domani da applicare a norma già esistente e che imporrà alle società di aderire esclusivamente a competizioni sotto l’egida Uefa per avere la licenza nazionale per la stagione successiva.
#CEFERINOUT
Un giorno di silenzio non può che far bene, comunque. Anche perché in questa guerra senza confini, dove sono tutti contro tutti, i toni usati fanno paura. E anche il popolo del web, quello dei tifosi, che ha da subito supportato il fronte del “no” alla Super Lega, negli ultimi giorni ha lanciato un nuovo messaggio: #CeferinOut è trending topic su Twitter da venerdì, segnale di come questa lotta anche mediatica fatta di minacce non piaccia a nessuno. Ma la guerra è tutt’altro che sospesa, anche il silenzio durerà ben poco.
A cura di Nicola Balice (CdS)