Il Napoli s’è messo a fare due conti, per capire quale sia la soglia da varcare e ritrovarsi in Champions, ricoperto d’oro e lusingato nell’orgoglio. Ci fosse il «fattore campo» – cinquantamila spettatori o giù di lì a far baldoria e ad aiutare nei momenti cupi – sarebbe probabilmente più semplice: però cinque gare al Maradona sulle otto che restano aiutano egualmente, avendo scoperto negli ultimi tempi che con sei vittorie interne è cambiata la vita ed è stata addomesticata o anestetizzata quella crisi strisciante che avverte chi sta fuori dall’elite del calcio. Il Napoli è quinto, deve recuperare due punti sull’Atalanta, tre sulla Juventus, quattro sul Milan e guardarsi le spalle principalmente dalla Lazio, che ha una partita in meno e teoricamente la possibilità di fare avvertire il fiatone sul collo, adagiandosi ad una sola distanza; la Roma è più in là, ma conviene egualmente diffidarne. Dice il calendario, ad esempio, dal quale indicazioni possono arrivare, che c’è chi sta peggio: il Milan, l’Atalanta e la Lazio avranno tre scontri diretti, la Juventus e la Roma due, e però dovranno anche affrontare l’Inter, come il Napoli che ne ha uno solo. Nel silenzio ovattato, le proiezioni comunque filtrano: «Ci vogliono diciotto o diciannove punti». Per arrivare a quota 77-78, che finirebbe per rappresentare una sorta di garanzia, visto che i «faccia a faccia» toglierebbero comunque qualcosa a qualcuno, nel famoso gioco in cui lo scontro diretto, se davvero di scontro diretto si tratta o si tratterà da qui alla fine, vale sempre doppio. Fonte A. Giordano: CdS