Tutte corrono per il quarto posto, un po’ meno per lo scudetto. La deriva del calcio italiano indirizzata da un assegno Uefa di circa 50 milioni di euro: garantirselo o meno sposta i conti dei club di Serie A, non a caso sono mutati gli obiettivi strategici per definire di successo o fallimentare una stagione. Non si punta al titolo, non interessa vincere il campionato se non alla Juve o all’Inter, ma ci si può accontentare di piazzarsi a ridosso del podio. Perché significa cambiare vita o non rischiare il default. C’è un effetto trascurato, eppure dettato dalle cifre. Da quando la qualificazione ai gironi Champions è stata allargata (cioè dal 2017/18) alle prime quattro, il campionato italiano ha conservato interesse e competitività sino all’ultima giornata. La soglia per il quarto posto nelle ultime tre stagioni è salita mediamente sino a 73 punti rispetto ai 66,5 delle precedenti sette. Un rialzo provocato dall’allargarsi delle concorrenti attratte dalla possibilità di accrescere il fatturato. Se ci sono maggiori possibilità di guadagno, ci provo e lotto sino alla fine. Nessuno molla in anticipo, come succedeva sino a qualche anno fa, considerando poco remunerativa l’Europa League. Lo studio sugli ultimi dieci campionati di Serie A, guardando le prime cinque in classifica, aiuta a comprendere l’evoluzione del calcio italiano. Le milanesi sono tornate al vertice. Fiorentina e Udinese faticano a riproporsi a certi livelli. Si intuisce anche il range probabile. Se Pioli ha fissato quota 75 per il quarto posto, non è sbagliato pensare che quest’anno possano servirne di più: 78, forse 80.
DATO IN CRESCITA. Le tabelle sono materia per l’oroscopo. Le medie si possono calcolare. Lo storico parte dalla scorsa stagione, condizionata dal lockdown: Atalanta e Lazio, dopo il mini torneo estivo, chiusero la zona Champions con 78 punti. La Roma, quinta, ne totalizzò 70. Nella stagione precedente Gasperini e l’Inter finirono alla pari a quota 69, un punto in più del Milan. Al 2017/18 risale il drammatico spareggio per il quarto posto tra Inzaghi e Spalletti all’Olimpico: l’Inter, vincendo 3-2, piazzò il sorpasso per effetto dei confronti diretti con arrivo ex aequo a 72 punti. La stagione in corso rivela come la soglia si stia alzando, potrebbe essere vicina o anche superiore alla scorsa estate.
ALTRA EPOCA. La Serie A era in precedenza meno competitiva e non lo dimostra solo il dominio della Juve, campione d’Italia per nove anni di fila, spesso con distacco abissale. Il primo scudetto di
Conte risale al 2011/12, duello risolto in volata con il Milan di Allegri, Udinese ai preliminari Champions con 64 punti battendo la Lazio nel confronto diretto decisivo per assegnare terzo e quarto posto. Dieci anni fa, dunque parliamo del 2010/11 e dell’ultimo scudetto del Milan, entravano in Champions le prime tre e la quarta andava ai preliminari. Il Napoli di Mazzari e Cavani si piazzò sul podio dietro all’Inter post triplete (esonerato Benitez, subentrato Leonardo). La Lazio di Reja (perso Klose, infortunato) chiuse quinta alle spalle dell’Udinese con 66 punti, parità nei confronti diretti e una differenza reti totale peggiore in campionato. Era un altro calcio italiano. Più povero, meno concorrenziale.
A cura di Fabrizio Patania (Cds)