Nanni, rappresentante dei medici di A in Figc: «Focolaio? Osservare il protocollo» 

Niente giri di parole: «E’ una situazione di allarme». Allarme sì, ma niente allarmismi. E’ il credo di Gianni Nanni, direttore sanitario del Bologna e rappresentate dei medici della A in Figc, che di certo alza l’attenzione e l’asticella: «Molta più prudenza, più attenzione, più pignoleria. Quando c’è un focolaio è così che bisogna fare». Il cluster covid scoppiato in Nazionale, e che ha già visto Bonucci positivo, mette dunque in allerta anche i club di Serie A. «E’ chiaro – aggiunge Nanni – che tutti i club dovranno valutare molto bene chi è stato a contatto con questi positivi nel gruppo azzurro». 

Ma è ipotizzabile un intervento coordinato di tutte le Asl per fermare anche i giocatori non positivi?
«Dobbiamo fare come c’è scritto nel protocollo, fare dei tamponi ravvicinati e quelli che sono negativi possono allenarsi e andare avanti, i positivi li isoli. E’ chiaro che quando succede che c’è un focolaio devi stare molto più attento e tracciare bene i contatti».
 
Il Sassuolo ha deciso di non far giocare quelli tornati dal ritiro azzurro.
«E’ una scelta. Dire che per forza non devi far giocare gente chi è stato nel gruppo azzurro, però, mi sembra eccessivo».  

Mancini ne ha convocati troppi?
«Ma no, non diciamo queste cose. Tra trenta e trentotto non è quello che cambia. Conta invece l’attenzione, il livello di sicurezza deve essere al massimo. Ora tutti devono eseguire tamponi quotidiani e rispettare le regole che abbiamo da protocollo».  

Nel Bologna attenzione soprattutto a Soriano?
«Lo dobbiamo controllare e lo stiamo facendo e lo faremo con tamponi continui e spogliatoio personalizzato fino al giorno della partita con l’Inter. Il primo test era negativo per fortuna e lui è a casa, la famiglia non è con lui. Ma le stesse regole valgono per tutti, per quelli che sono stati fuori. Anche per Barrow. Anche per lui non c’è nemmeno l’entrata al centro tecnico senza un tampone. Attenzione: un tampone per entrare nel centro tecnico, nemmeno nello spogliatoio. Ne ha fatto uno, ne farà un altro, un altro ancora e ancora prima della partita».

Ci sono rischi maggiori a seconda di zone diverse del mondo?
«No, bisogna solo affidarsi per bene ai protocolli. Il rischio maggiore è se non stai alle regole. E al minimo sintomo far scattare l’allarme. Esempio: un raffreddore»

 

A cura di Giorgio Burreddu  (CdS)

 

 

 

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