Under 17 e 18 – L’ex dg Valentini ha chiesto il blocco di un anno

Quasi 200.000 ragazzi rischiano di perdere l’intera stagione Gravina: «Soluzione allo studio»

Il Covid sta bruciando una generazione di calciatori. Giovani di ogni età che, come diceva Maradona, se fossero vestiti di bianco e gli arrivasse dal cielo un pallone sporco di fango non esiterebbero a stopparlo di petto. Quasi 840mila tesserati non scendono in campo da ottobre, non si allenano perché un Dpcm glielo impedisce e perché non vengono considerati “di preminente interesse nazionale”. Ma l’allarme lanciato da tante società non riguarda solamente l’aspetto dei risultati o la dimensione economica, pur fondamentale, bensì abbraccia l’ampia questione della socialità di chi fa parte della “Generazione Z”: senza sport, senza scuola, senza relazioni. A loro resta la didattica a distanza, le video-amicizie e poco altro. 

 

 CONGELATI. Escluse le serie professionistiche, la Serie D, l’Eccellenza (che ripartirà tra mille dubbi ad aprile), il campionato Primavera e l’Under 18 A e B, tutto il resto è congelato. Non si stanno giocando circa l’80% delle 572 mila partite che normalmente si svolgono nell’arco di una stagione. Come ha evidenziato l’ex dg della Federcalcio, Antonello Valentini, Under 18 (Juniores) e Under 17 (Allievi) sono probabilmente le più penalizzate. Il motivo? I primi (2002 e 2003) si trovano nell’ultimo step del percorso nei vivai (75 mila calciatori); i secondi compongono un universo di 110.580 tesserati e, avvicinandosi alla maggiore età, sono nella fase in cui si presenta il famoso bivio: diventare calciatori oppure prendere altre strade. La situazione è piuttosto critica soprattutto per i 2002. Hanno giocato di meno nel 2020 (quando erano in Juniores con i 2001) e in questa annata avrebbero trovato più spazio diventando “padroni” della categoria. Molti di loro hanno visto dalla panchina l’alba del 2019-20 (fino all’interruzione) e quando avrebbero avuto più chance di mettersi in mostra è arrivata la seconda ondata della pandemia.
 
SLITTAMENTO? Teenager che potrebbero essere salvati da una scelta: il congelamento di un anno dei tetti di età, allungando la scadenza temporale del loro percorso al 2021-2022. Questo darebbe vita a una vera e propria rivoluzione dei settori giovanili, spostando avanti di un anno tutte le categorie fino all’Under 11 per ripartire a settembre come se questo anno maledetto non fosse esistito. La Federcalcio la pensa diversamente, in un ragionamento capovolto ma altrettanto valido: spostare avanti di 12 mesi l’intero sistema potrebbe far perdere un anno di crescita ai Giovanissimi che resterebbero Giovanissimi, agli Allievi che resterebbero Allievi e agli Juniores che resterebbero Juniores. Visto il gap che paghiamo con i competitor europei (sempre meno giovani italiani nelle prime squadre) “perdere tempo”, insomma, sarebbe un delitto.
 
ESTATE. «Uno dei temi più importanti della ripresa riguarda il Settore Giovanile e Scolastico – aveva dichiarato il numero uno della Figc, Gabriele Gravina, già lo scorso 8 marzo durante una visita in Sardegna – al quale ho chiesto di studiare una soluzione per non far perdere del tutto un’annualità a chi non gioca praticamente da un anno, rischiando di perdere la categoria. È una nostra priorità, nella speranza che, migliorando la situazione generale del Paese, si possa tornare in campo con formule diverse già prima dell’estate». La proposta è sul tavolo da diverso tempo: se la curva dei contagi dovesse scendere, potrebbero nascere dei tornei a maggio, giugno e luglio. Sui campionati tradizionali, invece, è già stata scritta la parola fine in un comunicato della LND del 23 marzo che ha deliberato «di interrompere definitivamente lo svolgimento delle competizioni organizzate dalla Lega Dilettanti a livello territoriale» ad eccezione dell’Eccellenza e dei campionati di calcio a 5 di Serie C/C1. 

A cura di Giorgio Marota  (CdS)

 

 

 

 

 

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