DeLa e Gattuso furono ad un passo dalla firma, ora il presidente ha un suo pallino per la panchina

Gattuso si è fatto una idea ben precisa di quello che è successo. Ha capito che De Laurentiis non ha mai contattato altri allenatori per prendere il suo posto in questa stagione e che l’unica vera volontà del presidente, da un certo momento in poi, è stata quella di alzare un muro su quel contratto che era stato definito in ogni dettaglio. L’inversione di marcia del club, dopo il ko con il Verona, è arrivata davvero a un passo dalle firme. E la sconfitta del Bentegodi sarebbe stata solo l’occasione da prendere al volo per cancellare quell’accordo. De Laurentiis probabilmente non ha digerito le titubanze di Gattuso dopo l’invio del contratto a dicembre o magari ha cambiato idea sul suo gioco. D’altronde anche il tecnico aveva atteso quasi un mese da quel 30 ottobre, quando a Castel Volturno c’era stata la stretta di mano e l’intesa su tutti i punti (con tanto di foglietti con gli appunti firmati a suggellare l’accordo), per ottenere la bozza del contratto che lo avrebbe legato fino al 2023 con il Napoli. Tutto questo è acqua passata. Perché ora c’è da fare i conti con il presente e il futuro. Per cambiare il finale, De Laurentiis dovrebbe, per prima cosa, convincersi che è stato un errore lasciare sulla graticola Gattuso e che Ringhio è l’allenatore giusto per costruire il nuovo Napoli che dovrà calarsi nella nuova dimensione degli ingaggi ridimensionati. E poi convincere Gattuso a restare ancora qui. E, onestamente, non si sa quale delle due cose sia più complicata. In ogni caso tutti hanno in mente una sola cosa adesso: centrare la Champions. E non c’è tempo per altro. Il sostituto? De Laurentiis il suo pallino ce l’ha da tempo ed è Vincenzo Italiano, l’allenatore dello Spezia. Poi tutti gli altri: Inzaghi, Juric, Fonseca, De Zerbi. Il casting non è ancora seriamente cominciato. E Gattuso? È al centro di un bel po’ di sondaggi, d’altronde i risultati con il Napoli sono una gran bella garanzia per un posto al sole. P. Taormina (Il Mattino)

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