Alla scoperta del Tanque Gaich “matador” della Juve

 Il calcio come chiodo fisso: studiava inglese da bambino  per poter giocare in Premier. Cresciuto nel San Lorenzo  è il grande colpo del Benevento.

Non vuole perdere tempo Adolfo Gaich, il suo futuro lo ha programmato già da un po’ e non ha alcuna intenzione di scompaginarlo. Il giustiziere della Juventus è un ragazzo grosso quanto un armadio, uno di quelli a cui piacciono più i fatti che le parole. Ed è uno di quelli che sa ciò che vuole e sa anche come ottenerlo. Con la forza di volontà e con le doti che Dio gli ha dato. Lui con un pallone tra i piedi c’è praticamente cresciuto: da piccolo non se ne separava mai neanche quando andava a dormire e a scuola, alle primarie, dovette convincere i suoi maestri che non lo avrebbe abbandonato neanche in classe.

PIANIFICARE. Il calcio nel cuore e nella mente, senza alternative. In famiglia mamma Flavia e papà Guillermo lo avevano capito e non hanno mai provato a dissuaderlo. Vivevano in una cittadina di mille abitanti a sud di Cordoba, Bengolea. Lì non c’era gas per le abitazioni né strade asfaltate. Più facile affezionarsi ad un pallone, calciarlo anche a discapito di quelle poche scarpe che potevano permettersi in famiglia. Ma quando la passione è così forte nessuno ostacolo sembra insormontabile. Il giovane “Dolfi”, come lo chiamavano gli amici, sapeva guardare lontano. Andava pazzo per la Premier League e quando aveva appena compiuto 7 anni pensò di mettersi a studiare inglese, sognando un giorno di andarci a giocare. Lo ha studiato costantemente per sette anni, ha persino un “diploma certificato”. E tutto sommato si può dire che arrivando in Italia quel sogno lo abbia quasi realizzato: da piccoli si pensa col cuore e con l’immaginazione, poi non si fanno più tante differenze, il calcio che conta non deve passare per forza dalla perfida Albione, ma può anche regalare tante soddisfazioni in Italia.

LA CORTE DELLE MILANESI. Quando ha cominciato a far gol nelle nazionali giovanili dell’Albiceleste, oltre che nel San Lorenzo, mezza Europa ha aperto gli occhi. Inter e Milan fecero un tentativo mica da niente, e per lui che andava matto per la cotoletta alla milanese e le patatine fritte sarebbe stata la destinazione sognata. Ma la società cara a Papa Francesco aveva fiutato l’affare e quando avvertì il profumo dei rubli non seppe tirarsi indietro. Così nell’estate del 2020, Dolfi si trasferì armi e bagagli a Mosca. Bella la Piazza Rossa, ricca la madre Russia, ma troppo fredda per chi viene Plaza de Mayo e dal Sudamerica. Il CSKA non si rivelò la squadra che avrebbe potuto lanciarlo definitivamente nel calcio europeo e lui ci soffrì non poco.
Così quando a gennaio è arrivata la chiamata di Pasquale Foggia che avrebbe voluto portarlo a Benevento, non ci ha pensato su due volte. «Vado dove ho più possibilità di giocare», disse, facendo forse il passo più importante della sua carriera. Prestito per sei mesi, ma con l’opzione di rinnovo per un altro anno a favore della società sannita più diritto di riscatto. Un affare persino in prospettiva: Gaich sarà under per la Serie A anche nel prossimo campionato. 


I SOPRANNOMI. Quando vengono fuori tutti gli “apodos” che gli hanno affibbiato in Argentina si pensa ad un ragazzo quantomeno irrequieto. E a detta dei genitori da piccolo lo era abbastanza (nel suo villaggio gli piaceva andare a caccia di rospi), ma nel corso degli anni il ragazzo è maturato e si è diplomato all’Istituto di Educazione Agrotecnica con una media molto alta. Dopo aver fatto il giro di tanti piccoli club di calcio, a 14 anni è finito nel San Lorenzo, dove mamma Flavia lo accompagnava ad ogni allenamento sfruttando i passaggi dei camioncini che distribuivano il latte e che andavano da un centro all’altro. Quella è stata la sua scuola migliore, dove ha incontrato il maestro che non dimenticherà mai, Claudio Biaggio, che lo ha praticamente accompagnato nelle giovanili fino all’esordio in prima squadra. Il debutto nel San Lorenzo il 27 agosto del 2018, 28 minuti per farsi conoscere. Poi 24 partite e 7 gol con la maglia degli “azulgrana”. Il resto è storia recente, fino al gol rifilato alla Juventus. Il sogno del Tanque diventa realtà.

A cura di di Franco Santo  (CdS)

Foto Sanniosport

 

 

 

 

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