Il calcio, come le tante attività della vita di tutti i giorni, continua a convivere con il Covid-19, dove non sarà semplice tornare alla vita di tutti i giorni. La fiducia e il rispetto delle norme, saranno la base per farlo quanto prima, come consigliano i massimi esperti del tema. Tra questi il noto virologo internazionale Giulio Tarro, intervistato in esclusiva da “ilnapolionline.com”.
Secondo lei siamo vicini al famoso picco per quanto concerne il Covid-19? “È davvero una follia proseguire con la caccia al contagiato da “isolare”, anche perché, il Sars-Cov-2 (e le sue innumerevoli “varianti”) essendo estremamente contagioso e non producendo una immunità stabile, al pari di quello della varicella, si avvia a diventare (o è già diventato) endemico nella popolazione. E, di certo, non lo si schioda da questa con mascherine, lockdown, scuole chiuse, e distanziamento sociale. Come attestato dai pochi dati resi pubblici dalle case farmaceutiche che li producono, gli attuali vaccini non garantiscono una immunità perenne né, tantomeno, una “immunità sterile” al vaccinato che continua, quindi, a trasmettere il virus. Promettono soltanto di ridurre i sintomi dell’infezione; sintomi che nel 90-95% degli “infettati” addirittura non si manifestano. Sarebbe stato logico, quindi, che ad essere vaccinati fossero solo gli anziani nei quali l’insorgere del Covid rappresenta un reale pericolo. Si è scelto, invece, una vaccinazione di massa che – oltre a moltiplicare i rischi, inevitabilmente connessi ai vaccini – non garantirà una pur provvisoria immunità di gregge; neanche se, centuplicando gli sforzi, si riuscisse a vaccinare tutti gli italiani in una settimana, e non in un anno e mezzo, come oggi si prevede. Quindi bisogna cambiare completamente la fallimentare gestione dell’emergenza Covid che si protrae, ormai, da un anno. Serve quella che potrebbe essere una nuova, efficace, strategia sanitaria. Ad esempio l’eliminazione di tutte le assurde “norme profilattiche” sinora imposte. Misure profilattiche che, invece, i milioni di ipocondriaci che i lockdown sono riusciti a creare considerano ormai “normali”. Come le onnipresenti “mascherine” che, in molte nazioni, come la Russia ad esempio, non si usano più da mesi. In Italia, invece, non solo si addita come “untore” chi non si copre anche il naso con la mascherina, ma si continua ad inneggiare a governanti che oggi annunciano nuovi ferrei lockdown per “salvare le vacanze di Pasqua”, dimenticandosi cosa sono state le vacanze natalizie. Intanto, invece degli inaffidabili tamponi disseminati senza alcun criterio dalle Regioni per mettere in isolamento i “contagiati” e annunciare fantomatici “focolai di Covid”, una stabile struttura di monitoraggio del contagio gestita dalla Stato che miri ad accertare il livello di immunità acquisita. Poi, fine del deresponsabilizzante mercanteggiamento tra “esperti”, comitati, Regioni, e Governo per stabilire il da farsi; meglio, invece, un unico epidemiologo alla direzione sanitaria dell’emergenza. In più, una reale protezione per le categorie a rischio garantendo, soprattutto, la ripresa delle visite domiciliari e ambulatoriali. Basta, poi, con il terrorismo mediatico e l’estromissione di opinioni critiche. E basta anche con la censura: tutta la documentazione relativa all’emergenza (ad esempio: le cartelle cliniche dei “morti per Covid”, gli studi scientifici che supportano la gestione dell’emergenza, i motivi dell’esclusione/inserimento di farmaci o terapie, o i contratti con aziende farmaceutiche) deve essere messa subito a disposizione del Parlamento, dei ricercatori e del pubblico. Non mi illudo comunque che, senza un grande movimento di opinione, queste misure possano essere adottate a breve. Anche perché oggi la gente si è ridotta a credere che se non funzionano i lockdown la colpa è di qualche sciagurato che si abbandona alla movida e accetta quanto dichiarato da Antony Fauci, e cioè che, pur con le vaccinazioni, dovremo indossare la mascherina all’aperto almeno fino al 2023”.
Quanto secondo lei stanno pesando le famose varianti con il numero alto nel periodo di pandemia? “Attualmente esistono tre principali varianti genetiche del COVID-19. queste mutazioni sorgono in genere quando il virus è sottoposto a pressione selettiva da parte degli anticorpi che limitano, ma non eliminano la replicazione virale. gli anticorpi specifici, che neutralizzano il virus, sono ancora in grado di agire sulla proteina virale “spike”, nonostante i cambi di sequenza dell’acido nucleico virale siano presenti nella variante D614G, come nelle altre successive che hanno la finalità di permettere la sopravvivenza delle particelle virali. Nell’agosto del 2020 un’altra variante è iniziata a propagarsi nel Regno Unito; spesso chiamata “variante inglese”, ma etichettata come B.1.1.7. Questa variante viene ora isolata in molte nazioni inclusi gli Stati Uniti, la sequenza della variazione della proteina S viene chiamata N501Y e sembra aumentare la trasmissibilità della COVID-19. Recenti studi hanno dimostrato che i vaccinati con RNA messaggero della Pfizer BioNtech e Moderna sono protetti da anticorpi neutralizzanti la nuova variante. Tuttavia altri studi di laboratorio alla Rockfeller University hanno dimostrato la riduzione dell’efficienza dei vaccini ad RNA messaggero sugli anticorpi che neutralizzano il virus. In conclusione queste osservazioni permettono di sapere che esiste la possibilità di una diminuita efficacia degli anticorpi specifici per il virus, e suggeriscono di poter effettuare una modulazione dei vaccini capaci di fare fronte alle nuove varianti virali con l’elicitazione di nuovi anticorpi neutralizzanti. Un’altra variante adesso circola nella California del Sud CAL20C con sequenza genica chiamata L452Y che sembra agire in maniera molto simile alla variante inglese. Purtroppo, vi è una nuova variante identificata in Sud Africa, N501Y.V2 (oppure B.1.351). A livello genetico la variante africana ha maggiori cambiamenti di sequenze sia della D614G che di quella inglese. Questa “variante africana” desta maggiore preoccupazione perché le nuove sequenze genetiche sono più vicine al grimaldello virale che si lega al recettore ACE2 delle cellule umane per penetrarle e quindi infettarle. Dal momento che la variazione di sequenza del virus risulta vicino alla “chiave” di entrata cellulare, l’anticorpo specifico potrebbe mancare di neutralizzare la componente virale che permette la penetrazione cellulare. Infine, un’altra variante con le stesse proprietà di quella Sud Africana è stata identificata in Brasile, di cui adesso cominciamo a conoscere la diffusione”.
In Inghilterra a breve riapriranno gli stadi ai tifosi, mentre in Israele già ci sono. In Italia secondo lei quando potrà essere possibile? “Per tutto quanto detto prima, in particolare il raggiungimento del famoso picco epidemico e l’utilizzo delle vaccinazioni, la nuova gestione dell’emergenza dovrebbe essere imperniata sul mantenimento della distanza critica (un metro) e non sui lockdown e altro, come hanno fatto prima in Israele e poi in Inghilterra. Presumo però che per l’Italia dovremmo aspettare l’inizio dell’estate per ritornare allo stadio”.
Come giudica il comportamento degli atleti a livello di protocollo per il Covid-19? “Il comportamento degli atleti deve essere inquadrato con nuove disposizioni per raddrizzare il problema dell’emergenza. Intanto l’eliminazione di tutte le assurde norme profilattiche sinora imposte come le onnipresenti mascherine che in molte nazioni non si usano più da mesi. Poi basta agli inaffidabili tamponi disseminati in tutte le regioni per mettere in isolamento i contagiati e annunciare fantomatici focolai COVID. Ci vuole una stabile struttura di monitoraggio del contagio gestita dallo Stato che miri ad accertare il livello di immunità acquisita. Basta al mercanteggiamento tra esperti per stabilire il da farsi. Meglio invece un unico epidemiologo alla direzione sanitaria dell’emergenza. Proteggere i giocatori a rischio garantendo le visite ambulatoriali e domiciliari. Basta con il terrorismo mediatico e basta con la censura”.
Per sdrammatizzare, il 7 Aprile si giocherà Juventus-Napoli, come la vivrà la gara con suo figlio? “Dal momento che siamo degli sportivi leali non guarderemo alla parzialità della tifoseria, ma all’eccellenza dei giocatori in campo. Pertanto vinca la migliore squadra”.
Intervista a cura di Alessandro Sacco
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