C’è un capannello di facce tristi a Villa Stuart, ma Ghoulam è quello che forse sta meglio e prova a dare coraggio agli altri. È aggrappato alla fede: lo chiama Koulibaly, suo inseparabile amico, ma sono tanti i messaggi che neppure riesce a leggere mentre entra nel piccolo tunnel che lo porta nella camera operatoria. Metaforicamente c’è un altro tunnel, più lungo e buio, che lo aspetta. Un’altra mazzata. Ghoulam sorride anche se sa che adesso lo attendono mesi e mesi di dottori, cliniche, lastre, stampelle, riabilitazioni, diete, allenamenti separati e che passerà il tempo a vedere gli altri che giocano, corrono. In questo tunnel ritorna Ghoulam. Una maledizione, una macumba, un segno del destino cattivo. Ovvio, le polemiche: si gioca troppo, non ci si allena mai, non c’è tempo neppure per tirare il fiato. Ma con il terzino algerino Gattuso è stato sempre cauto: basta vedere il foglio con le presenze, il minutaggio, anche dopo una buona gara. In tanti hanno voluto far sentire la loro vicinanza. «Tieni duro amico mio» o anche «Forza fratello». Questi i messaggi arrivati a Ghoulam nelle ultime ore da parte di Arek Milik e Adam Ounas. P. Taormina (Il Mattino)