L’appuntamento è fissato davanti all’Obelisco di Buenos Aires mercoledì alle ore 18, le 22 in Italia. Una marcia per chiedere giustizia partendo da un luogo simbolo della Capital Federal. «Perché Maradona non è morto: lo hanno ucciso», spiegano quelli del Pueblo Maradoniano, promotori dell’evento che vuole richiamare l’attenzione sulla fine del Campione. Annunciata la partecipazione di due figlie di Diego, Dalma e Gianinna, tra le più convinte che il padre sia stato ucciso dall’inadeguata assistenza. Sette gli indagati per la morte di Maradona, tra questi il medico Luque, uno dei bersagli del movimento che fa capo a Diego Pestana.
Quando è nato il Pueblo Maradoniano?
«A inizio novembre, quando Diego è stato ricoverato nella clinica Olivos per l’operazione alla testa. Tanti maradoniani decisero di recarsi davanti alla clinica per denunciare che il suo staff non si stava prendendo cura di lui. Siamo stati anche criticati per questa iniziativa da altri movimenti di tifosi di Diego, ma abbiamo ufficializzato la nostra posizione in un comunicato firmato appunto dal Pueblo Maradoniano. Il nostro movimento è un’associazione civile e l’obiettivo è aiutare i più bisognosi: è un messaggio che ci ha trasmesso Diego ed è un modo per tenere sempre alta la sua bandiera».
Come nasce l’evento di mercoledì a Buenos Aires?
«Questa marcia non è organizzata da una persona ma da vari gruppi che hanno deciso di scendere in strada perché c’è bisogno di giustizia e tutti devono sapere che D10S sarà sempre presente».
Perché siete convinti che Maradona non sia morto ma che sia stato ucciso?
«Diego era totalmente allo sbando, nessuno del suo entorno si è preso cura di lui, anzi hanno fatto il possibile affinché peggiorasse ulteriormente: lo hanno lasciato solo e hanno impedito i contatti con familiari e amici. Non solo: Diego è stato incoraggiato a bere alcolici e a prendere marijuana. Viveva in un soggiorno, dove c’era un bagno chimico. Aveva problemi al cuore fin dal 2000 e avrebbe dovuto assumere farmaci, ma nessuno gli ha fornito assistenza per questa malattia. Anzi, a Maradona sono state somministrate medicine che hanno danneggiato il suo cuore. Lo avevano visto molto gonfio ma nessuno ha fatto nulla: la sua agonia è durata più di sette ore perché nessuno si è preoccupato di sorvegliarlo e assisterlo».
Sono accuse pesanti.
«Chi era vicino a Maradona lo faceva solo per soldi, a queste persone non interessava la sua salute. E, proprio per fare soldi e per gestirlo a loro piacimento, gli hanno dato quel mix di pillole, alcol e altro. Chi è stato accanto a Diego negli ultimi anni è responsabile della sua morte e noi vogliamo che ne paghi le conseguenze: abbiamo bisogno di verità e giustizia».
Quante sono state le adesioni al Pueblo Maradoniano?
«Il movimento è nato appena quattro mesi fa, ma cresciamo giorno dopo giorno perché parliamo con il cuore in mano, proprio come faceva Diego. Sui nostri canali social abbiamo ricevuto tante manifestazioni di affetto e tante adesioni anche da Italia, Francia, Spagna».
Quanta gente parteciperà alla marcia di mercoledì?
«Ci aspettiamo una presenza massiccia dal momento che forte è l’indignazione popolare per quanto è stato fatto a Diego. Noi siamo usciti a festeggiare nelle piazze grazie a lui e adesso torniamo nelle stesse piazze a chiedere giustizia per la sua morte. Invito i napoletani, che tanto amano Maradona, a unirsi a noi in questa doverosa richiesta di giustizia. Napoli è come se fosse la terra santa perché là Diego ha vissuto, vinto e reso felice la gente. Davanti all’Obelisco ci saranno familiari, amici e tutto il popolo maradoniano. Sempre con D10S». F De Luca (Il Mattino)