Stasera Gattuso lo schiera con Rrahmani: è la quarta volta dei due insieme titolari. Hanno già giocato con l’Empoli in Coppa Italia, poi con il Granada e con il Benevento. Ringhio insiste con loro due, in attesa di recuperare Manolas che troppo ha sbandato con il Sassuolo e che ha bisogno ancora di qualche altro giorno per ritrovare la maglia da titolare. Koulibaly si è messo alle spalle il Covid-19 piuttosto rapidamente ma questo non significa che il Napoli non sia preoccupato per quello che farà a fine mese: sulla carta deve rispondere alla convocazione della sua nazionale impegnata nelle qualificazione per la Coppa d’Africa prima in Congo e poi contro l’Eswatini. Ma non è escluso che il club azzurro punti i piedi, sulle orme dei club della Premier (e ieri è arrivato un primo stop della Federazione sudamericana alle trasferta intercontinentali). I viaggi fuori dall’Europa sono ad alto rischio, per via delle varianti, e nessuno può dare certezze che il fatto che lui sia già stato vittima del coronavirus lo possa rendere immune a un nuovo contagio. Questione non di poco conto: perché lui a quella maglia del Senegal ci tiene tantissimo. È nato in Francia ma ha scelto di indossare la maglia della nazione dei suoi genitori. E non è un caso che ogni volta che può prende posizioni anche extra-calcistiche come venerdì quando con un tweet ha invitato a fermare gli scontri in atto nel suo Paese: «Il Senegal è la pace. Il Senegal è la bellezza. Il Senegal è la Teranga. Il Senegal non è la violenza. Un popolo. Uno scopo. Una fede». Il suo paese, in questi giorni, è scosso da una serie di violente proteste in seguito all’arresto del principale leader di opposizione Ousmane Sonko. P. Taormina (Il Mattino)