Lettera aperta di Rivieccio al “suo” presidente: «Caro Aurelio, fatti sentire!» 

«Ogni volta che stiamo per risollevarci mandano arbitri che non vedono. Opti per il silenzio stampa anziché far “tremare” il Palazzo: è inaccettabile»  

Così l’attore Gino Rivieccio attraverso il CdS parla asuo presidente:

“Caro Aurelio, ti scrivo, così mi distraggo un po’, e siccome sei molto… lontano, più forte ti scriverò. 

 

Sono un tifoso professionista. Come ben sai prima di essere uomo di spettacolo, di mestiere faccio il tifoso del Napoli e te lo dimostro anche quando mi inviti a Dimaro a fare il mio show in piazza davanti alla squadra. Sono infatti malato di azzurrite cronica dai tempi del presidente Lauro, di Sivori e Altafini. Ho visto Maradona, ho visto Savoldi, Careca, Vinicio, Krol, Cavani. Ma ho visto anche Gonella, Rizzoli, Tagliavento, Nicchi e soprattutto ho visto Mazzoleni. Ho visto vittorie esaltanti, ho vinto due scudetti, una coppa Uefa, due supercoppe, diverse Coppe Italia, e ho assistito a sconfitte amare. Abbiamo perso scudetti in casa nostra, applaudendo sportivamente gli avversari che ci avevano battuto meritatamente. Lo sport è anche questo. Il calcio è anche questo. Ma, caro Aurelio, così no. Non lo so se siamo una squadra da Champions in questo campionato che è il più mediocre da quando io seguo il calcio. Noi facciamo il possibile e anche l’impossibile per perdere le partite. Se gli avversari non riescono a farci gol, ce lo facciamo da soli, oppure, come l’altra sera, buttiamo in area a terra l’avversario al novantaquattresimo mentre se ne sta andando negli spogliatoi a farsi la doccia. Ma questi sono errori nostri e li analizziamo negli spogliatoi. Però vorrei capire quando analizzerai quello che succede intorno a noi. Arbitri che sbagliano in una certa direzione vengono retrocessi o, nella migliore delle ipotesi, fermati per mesi. Arbitri che sbagliano sempre nella direzione giusta, vengono promossi internazionali e, a fine carriera, diventano designatori. Abbiamo avuto un calcio di rigore dopo circa due anni. Quando Insigne è andato sul dischetto, non si ricordava più cosa fosse un rigore, al punto che contro la Juve in Supercoppa si è addirittura commosso, tant’è vero che l’ha sbagliato. Anche gli arbitri possono sbagliare, per carità. Ma certe designazioni mi sembrano delle spedizioni punitive. Quando il mio cane ha letto sul giornale che Mazzoleni era stato designato un’altra volta per una partita del Napoli, ha cominciato ad abbaiare in cinese. Sì, perché lui, che è un tifoso accanito, non se l’è scordata la finale di Pechino. Poi ha cominciato a ululare in senegalese, perché non si è scordato neppure degli insulti razzisti a Milano, quando anziché espellere tutto San Siro, l’arbitro livornese cacciò Koulibaly, che aveva più volte chiesto la sospensione della partita, come previsto dalle norme Uefa. Di arbitri “distratti” ce ne sono tanti, ma che poi dopo tre anni mandino Orsato in tv a dire che in Inter-Juve sbagliò a non espellere Pjanic, a noi sembra una presa per i fondelli. Così come mi sa di provocazione rimandarci l’arbitro che, grazie all’aiuto del segnalinee, in uno stadio con centomila telespettatori sentì una mala parola in macedone di Pandev e non sentì i “Buu” razzisti delle curve di Milano.
Mandarci, ogni volta che stiamo per risollevarci, arbitri che non vedono off-side e rigori contro una certa squadra, ma vedono al Var l’unghia di Insigne in fuorigioco e non un rigore su Politano grande quanto il Lingotto, è inaccettabile per la storia e la gloria del tuo club. Noi cerchiamo sempre di mantenere ‘o Var p’’a scesa ma, caro Aurelio, ora è il momento di farsi sentire. Perché credimi, ci è più facile accettare che un fischietto in tv offenda la nostra intelligenza, che sopportare che la tua Società opti per il silenzio stampa anziché far “tremare” quel Palazzo che ancora una volta dimostra di avere una pattumiera al posto del cuore. Con immutato affetto e indistruttibile napoletanità”

 

 

 

 

 

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