Sarri è con Allegri il tecnico italiano più desiderato del momento. La Premier è una esperienza che rifarebbe volentieri. Ma il Napoli è parte del suo cuore, senza dubbio. Anche se vede che l’ambiente è rimasto molto simile a quello che ha lasciato tre anni fa e la cosa lo amareggia: veniva criticato lui nella stagione dei 91 punti per il poco turnover e viene criticato Gattuso, in uno scenario che il tecnico di Figline – confida agli amici – considera ingiusto e immotivato perché ritiene non abbia senso mettere in discussione il lavoro di Gattuso adesso. Perché non è facile allenare in questo clima ostile e non è facile scendere in campo ogni volta senza sette o anche otto titolari e senza mai allenarsi. Napoli, Roma, Fiorentina. Fa sorridere il pensiero che una sera è a cena con uno e un’altra sera con altri dirigenti. Gli fa piacere essere al centro di tante chiacchiere ma non tornerebbe in pista adesso. Anzi, ringrazia il cielo che il suo anno per così dire sabbatico coincida con quello della pandemia. Però, sì, in fondo il tempo serve a lenire certe ferite. Come l’ingaggio di Ancelotti appreso dalla tv, le parole di De Laurentiis prima della finale di Coppa Italia («è un traditore, andò via per soldi») e una serie di numerosi sgarbi che ancora adesso fatica a dimenticare. In ogni caso, se il Napoli dovesse chiamare a fine anno, quando tutti avranno le idee chiare sul rispettivo destino (anche quello di Gattuso con cui si è qualche volta sentito negli ultimi mesi) ascolterà. Come ascolterà chiunque lo metterà in condizioni di poter fargli esprimere il suo calcio. P. Taormina (Il Mattino)