Gattuso: “La qualificazione? Io penso agli infortuni, out anche Politano”

Il Napoli esce malmesso dalla gara di andata dei sedicesimi di finale, con un piede fuori dalla Coppa

È un filo sottile quello che lega il Napoli all’Europa. Rovesciare tra sette giorni il 2-0 di ieri sera contro il maramaldo Granada assomiglia a qualcosa di molto simile a un’impresa. Gattuso lo sa, ne è consapevole. Ma ad assillarlo è questa incredibile sequenza di infortuni senza fine che colpisce il suo Napoli. A poche ore dalla trasferta di Bergamo, un bivio importante per quello che è l’obiettivo chiave di questa stagione, ovvero il ritorno in Champions League. È una notte triste, c’è poco da fare. Difficile trovare qualcosa di positivo. Il Napoli esce malmesso dalla gara di andata dei sedicesimi di finale, con un piede fuori dalla Coppa dopo una partita che è stata spesso di sofferenza e anche un po’ di malinconia. Gestire praticamente solo con due cambi anche le notti europee è complicato tenendo conto degli impegni uno a ridosso dell’altro di questo 2021 iniziato senza un attimo di respiro. Questione di gambe e di mente. Ma ovvio che tutti i tifosi sognano una squadra che vada sempre a mille ed è normale che perdere così non piace. Alibi non ne cerca Gattuso, ma ce ne sono. Per lui e per la squadra. La stanchezza, certo. Intanto con l’Atalanta rischia di non esserci pure Politano. Ed è un bel guaio, considerando che davvero con Gasperini non ci saranno ricambi.
Gattuso, si può rimontare in Europa League?
«Sì, possiamo anche farlo. Ma dove andiamo? Ho perso anche Politano probabilmente perché ha un problema al costato, non riesce a respirare e credo che non sia un problema di poco conto. A me interessa recuperare gli infortunati, ora è l’unica cosa che conta. Oggi capiremo chi può farcela e chi no per domenica. Ma ripeto, dove si va senza giocatori? Come se fosse facile giocare senza poter fare sostituzioni o facendo giocare Fabian novanta minuti sapendo che non può farlo. Se non recuperiamo calciatori difficile andare avanti. Poi ovvio che si può ribaltare questo risultato, ma a patto di essere più precisi. Il risultato è bugiardo, abbiamo rammarico perché il gol nel secondo tempo potevamo farlo»
Tanta sfortuna anche nei primi venti minuti?
«No, non è così. Nel calcio non c’è il destino, ci sono gli errori. Quelli che noi abbiamo commesso all’inizio. Loro volevano spingere sulla sinistra per far uscire Maksimovic e lo hanno fatto, noi abbiamo sbagliato le coperture. Abbiamo fatto tutto noi. E abbiamo pagato a caro prezzo i nostri errori. Abbiamo attaccato poco la profondità, solo Insigne lo ha fatto nel primo tempo e qualche volta Elmas».
Osimehn sembra in ancora in ritardo, o no?
«93 giorni senza giocare non sono pochi, ha ancora una fasciatura alla spalla con cui gioca ed è per questo che gli manca la brillantezza per esprimere le sue caratteristiche, non riesce a scattare con continuità. Non è ancora in condizione. Ma io lo spirito l’ho visto, la squadra si è impegnata».
Non è che manca un Gattuso in campo?
«Un po’ ci deprimiamo molto presto, pensiamo e ripensiamo all’errore. Lo dicevo ad Elmas: ha sbagliato due volte e si deprime, ma bisogna mettere da parte l’errore senza pensarci. Invece l’errore ce lo portiamo dietro e non riusciamo a superarlo»
Questo calo post-Juventus può essere nervoso o fisico?

«Non si può parlare di condizione fisica, sennò non tenevamo nella loro metà campo il Granada nella ripresa. Quando vai sotto di due gol prendiamo spesso gol che prima non prendevamo, in Europa serve anche un po’ più di attenzione. Poi è chiaro che sotto porta facciamo fatica, siamo in emergenza».
Il Granada che impressione le ha fatto?
«Ha fatto la partita che doveva fare, penso che il risultato non è giusto, potevamo fare il 2-1 e magari avrebbe rispecchiato di più quello che si è visto ieri sera. Non dico che è finita così per le assenza, non voglio scuse. Abbiamo ancora la gara di ritorno e proveremo a recuperare questo risultato che ci penalizza troppo. Ma quello che conta è recuperare quelli che stanno fuori. Perché così è tutto molto difficile». P. Taormina (Il Mattino)

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