BERLINO – Calciatori e calciatrici contro l’omofobia nel calcio. Sono circa 800 in Germania coloro che nel mondo del pallone professionistico e dilettantistico, attraverso un appello pubblicato dalla rivista sportiva “11 Freunde”, si sono impegnati a difendere i giocatori, uomini e donne, che faranno coming out dichiarandosi apertamente gay. Fuori dal coro, invece, Philipp Lahm, capitano del Bayern del Triplete e della Germania campione del mondo a Rio 2014.
«Siamo nell’anno 2021 e non esiste neanche un giocatore dichiaratamente omosessuale», si legge nell’appello del giornale, che però trascura il coming outdell’ex laziale Thomas Hitzlsperger, attuale consigliere delegato dello Stoccarda. Nell’appello si sottolinea che la paura dei gay di essere discriminati e isolati è molto vasta.«Noi vi sosterremo e incoraggeremo e, se necessario, vi proteggeremo da atti di ostilità – affermano gli 800 aderenti all‘appello – Voi siete nel giusto e noi siamo dalla vostra parte». Tra i firmatari spiccano grossi calibri del Borussia Mönchengladbach come i nazionali tedeschi Lars Stindl e Matthias Ginter, i nazionali svizzeri Breel Embolo e Yann Sommer, e l’allenatore Marco Rose che a fine stagione passa al Dortmund. Sostengono l’iniziativa anche l’attaccante Max Kruse (Union Berlino) i difensori Niklas Stark (Hertha Berlino) e Jonas Hector (Colonia) e Hans-Joachim Watzke, direttore generale del Borussia Dortmund con tutto il personale amministrativo della società giallonera. Hector, capitano del Colonia, si richiama al preambolo dello statuto del club: «Benvenuti nella città più bella della Germania, indipendentemente da dove vieni, dalla tua fede, da quello che hai o che sei, come tu vivi e chi tu ami».
Sul fronte opposto, Lahm manifesta un netto scetticismo. Nel suo libro autobiografico di prossima uscita “Das Spiel” sostiene che i tempi non siano maturi («Manca ancora accettazione nel calcio») e mette in guardia contro reazioni offensive con insulti e cori diffamatori negli stadi.
Articolo a cura di Enzo Piergianni (Cds)