Quello di Petagna, però, è uno stop che ha nuovamente puntato i riflettori su un problema sempre più evidente nel Napoli (ma non solo): i tanti, troppi infortunati. La prima ragione è facilmente riconducibile all’enorme mole di impegni affrontati dal Napoli in questa stagione senza pause. Si gioca ogni tre giorni praticamente da settembre e i giocatori hanno pochissimo tempo per recuperare (fisicamente e mentalmente) dalle partite. A questo si aggiunga che alcuni tasselli come Lozano e Koulibaly sono letteralmente insostituibili nel Napoli. Basti pensare alla grande forza d’animo del messicano che nel finale contro la Juventus, seppur visibilmente dolorante, ha stretto i denti per dare il suo contributo preziosissimo fino all’ultimo secondo. Per quanto riguarda la prevenzione, poi, gli staff atletico e medico del Napoli hanno fin qui cercato di non spingere mai i giocatori al limite della sopportazione (e infatti i 5 infortuni muscolari sono avvenuti a 5 muscoli diversi). Ma soprattutto hanno svolto un lavoro di grande attenzione per quel che riguarda la fase di recupero. Facendo i debiti scongiuri, infatti, nessuno degli infortuni muscolari ha avuto poi delle ricadute, a dimostrazione della corretta gestione del problema e del reinserimento graduale in campo. Ultimo aspetto, ma tutt’altro che banale, è quello del Covid. Il virus rappresenta la vera scheggia impazzita, la variabile che sistematicamente fa saltare il banco. Impossibile prevedere il contagio, ma allo stesso tempo la positività al Covid costringe un calciatore a dover saltare almeno due o tre partite. Succede, quindi che un allenatore prova per una settimana intera un sistema di gioco con un calciatore e poi deve rinunciarvi a 24 ore dalla gara senza però avere alcuna responsabilità dal punto di vista traumatico. B. Majorano (Il Mattino)