La strada è sempre più stretta, anche se non è diventata un vicoletto buio. L’addio alla Coppa Italia non può far piacere ma è in generale i disastri visti in difesa a non invitare all’ottimismo, le troppe assenze che per almeno due settimane non si tramuteranno in presenza. «Se con la Juventus è l’ultima spiaggia? Non lo so io, dovete chiedere alla società», dice in maniera lapalissiana Gattuso, ormai stufo, dalla sera della caduta di Verona, di vivere ogni partita come se fosse l’ultima. De Laurentiis era allo stadio ma né prima né dopo ha incontrato Gattuso. Il presidente ha visto l’emergenza, sa che questo Napoli non merita giudizi definitivi. Poi, chiaro, decide lui. Da padre padrone se rimettere sotto esame il suo tecnico. In ogni caso c’è poco da rallegrarsi per il ko di ieri. Una ferita, una sera da incubo se si esclude la reazione del secondo tempo. Troppo altalenante, in linea di galleggiamento per mezz’ora ma molto più spesso in apnea, ora pugnace e il momento dopo friabile e tenerella, quasi mai in controllo delle proprie emozioni e sempre con le energie al lumicino per via dei troppi infortuni.
Gattuso, ovviamente è deluso?
«Al di là delle cose storte, abbiamo fatto due errori identici nel primo tempo che ci sono costati due gol. Poi nella ripresa abbiamo rimediato e abbiamo recuperato qualità e abbiamo anche sfiorato la rimonta. Di cose di cui essere contenti ce ne sono, ma paghiamo a caro prezzo gli errori. Però bisogna anche fare i complimenti all’Atalanta».
Con la Juventus sarà la solita emergenza?
«Non recupero nessuno. Manolas mancherà per un mese, Koulibaly ha il Covid 19 e c’è poco da fare perché i nostri prima di 22 giorni non diventano negativi. Posso essere contento per Osimehn ma solo per i minuti in cui è stato in campo perché certo non è ancora lui».
Come mai?
«Gli ho dato 79 minuti ma è evidente che è in ritardo ma lo scatto non è ancora il suo. Però, va bene. Poteva anche finire molto male visto come era iniziata. Invece ho visto una discreta tenuta dei miei. Quando abbiamo finalmente iniziato a giocare, non abbiamo più dato campo all’Atalanta. Noi siamo forti, sennç non saremmo riusciti a fare nel secondo tempo quello che abbiamo fatto».
È il periodo peggiore della sua carriera?
«Ma no, ne ho passati di molto più brutti in altre categorie. Io sono sereno, devo solo continuare a dare energie ed entusiasmo a questa squadra. Qui viviamo tutti una situazione stranissima, un calcio diverso che non esiste, dove le partite non si preparano, dove si fa fatica a recuperare energie e dove se hai la sfortuna di avere degli infortunati paghi pegno».
Come se ne esce da questo momento?
«Sono io il capitano della barca, sono io il primo responsabile: devo avere la capacità e la bravura di conservare la voglia. Perché se la perdiamo poi diventa ancora più dura».
Crede che possa essere una gara a rischio quella con la Juventus?
«Io credo di no ma bisogna chiederlo alla società, il capitano della barca sono io ed è normale che il capitano sia il responsabile di tutto. Non posso pensare certo a queste cose, devo lavorare. So che ci può stare, fa parte del lavoro, non sarò nel primo né l’ultimo nel caso. Ma sono tranquillo».
Perché il cambio del modulo?
«Insigne aveva poco spazio e ho preferito piazzarlo più in mezzo al campo. Ci abbiamo provato e ci abbiamo creduto. Ma il terzo gol ci ha tagliato le gambe. Purtroppo i due gol presi sono in fotocopia, sono degli errori gravi perché abbiamo rotto poco».
Ora c’è il campionato.
«In questo momento dobbiamo ripartire, recuperare due centrali che non hanno mai giocati assieme. Con la Juve è una partita difficile ma in questo momento il vero problema è recuperare infortunati ed energie».
E De Laurentiis?
«Non ci ho parlato, non ci siamo visti. E non ci siamo detti nulla».
P. Taormina (Il Mattino)