È diventato campione del Mondo nel 1982 in Spagna, ma soprattutto Fulvio Collovati è stato un difensore a cui piaceva giocare il pallone. Non uno di quelli tutto corsa e forza fisica, ma anche tecnica e personalità. Insomma, si sarebbe trovato a proprio agio anche adesso, nel così detto calcio moderno, quello che sembra avere come primo comandamento la «costruzione dal basso», cioè dalla linea difensiva.
Ma a lei che impressione fa questa nuova moda? «Non se la prenda nessuno, ma quando vedo così tante azioni iniziate palla dalla linea difensiva mi viene il mal di pancia».
Addirittura? «Capisco che il calcio sia cambiato, ci mancherebbe altro. Èdiventata una frenesia che sfiora l’ossessione. Per altro noto che quando le squadre escono palla al piede da dietro, raramente guadagnano campo».
In che senso? «Potrei capire se ad ogni uscita dalla difesa corrispondesse un gol fatto, o ancora un’azione pericolosa al limite dell’area avversaria. Ma non è praticamente mai così, anzi. Al massimo si arriva a centrocampo. Quindi non ne capisco il beneficio. Mi sembra che siano più i gol subiti per errori in disimpegno che quelli realizzati per una bella uscita».
Alternative? «Guardo al Milan. Quando gioca Kijaer lancia spesso per la testa di Ibra. Non è una vergogna. Tutti agli allenatori che ho avuto in passato mi dicevano la stessa cosa: Se sei in difficoltà buttala lunga sul centravanti. Eppure ero uno dai piedi buoni e mi piaceva giocare il pallone».
Secondo lei come nasce questa nuova moda? «Innanzitutto perché nel calcio si cerca sempre qualcosa di nuovo, ma qui si rischia che l’evoluzione diventi involuzione. Capisco che possa essere una tecnica per attirare gli avversari fuori dal guscio, ma oramai le squadre sono organizzate. Ti pressano. Noto che è una moda anche fuori dall’Italia. Nello scorso fine settimana il Liverpool ha regalato tre gol al City per altrettanti regali di Alisson».
Cosa si sente di dire agli allenatori moderni? «Mah, non sono certamente all’altezza di chi ha studiato a Coverciano, ma sono un pragmatico e vedo tante partite e i rischi mi sembrano più alti rispetto ai benefici. In questo modo, poi, il gioco diventa lentissimo: si fanno anche 20 passaggi senza guadagnare campo. È stucchevole».
Soluzioni? «Bisogna trovare il giusto mix tra questo calcio e quello di 30-40 anni, quando lanciavi sulla punta. Sono per la via di mezzo. I difensori devono partecipare all’azione, ma il pericolo deve esser evitato».
A proposito di pericoli: quali corre il Napoli stasera a Bergamo senza i due centrali titolari? «Di sicuro non sarà una passeggiata. Sabato ho visto i primi 20 minuti dell’Atalanta contro il Torino e sono stati devastanti. Poi si sono seduti e hanno subito la rimonta. Ma senza Manolas e Koulibaly per il Napoli sarà dura. Dovranno tirare fuori l’orgoglio e rispondere alle critiche».
A partire da Maksimovic che gioca con il contratto in scadenza… «Se sei in scadenza hai solo stimoli in più per giocare meglio. Io ho giocato gli ultimi 5 anni della mia carriera nel Genoa ed avevo praticamente sempre contratti annuali. Ogni stagione davo il massimo per farmi rinnovare. Sono alibi che ai calciatori non si possono più dare».
E invece Rrahmani che ha giocato così poco? «Ha l’occasione per dimostrare di essere un giocatore da Napoli. Non penso sia un cattivo giocatore. Un difensore è bravo indipendentemente dal sistema in cui è inserito. Aver giocato sempre a 3 non può essere un alibi».
B.Majorano (Il Mattino)