Il commento di Antonio Giordano sul CdS sul momento del Napoli in vista delle prossime sfide contro l’Atalanta in Coppa Italia e la Juventus in campionato:
“In 427 giorni non si è ancora ben capito cosa sia il Napoli e dove voglia arrivare: però stavolta, dentro una partita, o ci finisce il senso compiuto di un’idea o sarà complicato fingere di non essersi accorti che, rovinosamente, c’è una stagione che rischia di sgretolare persino il futuro. Nei suoi tredici mesi attraversati a inseguire se stesso, Rino Gattuso ha infilato nel Napoli quasi tutta l’enciclopedia di Coverciano e un frasario anche variegato di tesi e di aforismi che possono rifiorire improvvisamente o anche cominciare ad appassire intorno a una Coppa Italia che diffonderà le prime verità: c’è stata un’epoca, chiamiamola così, in cui è stato possibile e anche lecito ingannarsi, cullandosi sull’aritmetica consapevolezza d’essere vivi su tutti i fronti; però adesso, e in sequenza, iniziando dall’Atalanta e poi ritrovandosi con la Vecchia Signora, senza neppur voler aspettare il Granada, si scoprirà se realmente certi umanissimi sogni – una finale, un quarto posto – siano realizzabili per chi ha speso 150 milioni e 110 ne riconosce annualmente d’ingaggio.
In quest’anno pieno di nobili intenzioni – il Sarrismo del «copia e incolla» o qualcosa che potesse vagamente somigliargli – il Napoli è stato varie cose senza mai riuscire ad esserne una, però si è sbizzarrito, ha giocato con il tridente, con quattro e anche cinque attaccanti (a partita in corsa, ci mancherebbe), con la difesa a tre, con il contropiede, il catenaccio: insomma, ha sperimentato persino come s’affronti la disperazione, e contro l’Atalanta, all’andata, ha poi dirottato su un’opzione non contemplata neanche nella più fantasiosa e «moderna» corrente di pensiero, evitare di giocarsela, difendendosi ad oltranza. Il destino ci ha messo del suo, ha sottratto a Gattuso il fosforo e anche i muscoli, lo costringerà ad affrontare l’Atalanta portandosi appresso una serie di rimpianti, forse pure quello di non averci provato, neanche per un minuto, in quell’ora e mezza che una settimana fa ha voluto trascorrere rifugiandosi nei pressi della propria area di rigore, mentre stavolta dovrà inventarsi altro per evitare che il suo tempo scada o gli appartenga ancora e impercettibilmente sino alla prossima delusione. In quel caos che è accatastato dietro la panchina, basterebbe ci fosse una lampada che l’aiuti a trovare qualcosa che sappia di fresco, di audace, di accettabile, prima che il buio l’avvolga con il Napoli, sempre meno suo”.
A Cura di Antonio Giordano (CdS