La Grande Bellezza: così patron De Laurentiis definì il calcio di Maurizio Sarri. L’estetica arrivò, come il tecnico di Figline ha sempre ricordato, mettendo a posto le travi: trovando la solidità che non c’era. Nel maggio del 2015, il Napoli finì al quinto posto con 54 gol al passivo. Durante il triennio sarriano, il Napoli ha subito prima 32 gol, poi 39, quindi 29 nell’anno dei 91 punti e di un tricolore sfumato per centimetri. Sfruttando l’onda lunga di questa impostazione, la prima stagione di Carlo Ancelotti, quella 2018/19, ha riportato il Napoli al secondo posto, con la porta violata in 36 circostanze. Scavallare quota 40 reti al passivo significa ingresso difficile nei primi quattro posti. La controprova 12 mesi dopo: annata travagliata, cambio in panchina e con il settimo posto in graduatoria, con 50 gol al passivo che certificano come un attacco prolifico non basta. Il 2019 rappresenta il discrimine: come se ci fosse uno spartiacque rappresentato da Raul Albiol. Finora, sono 23 i gol subiti in 20 gare: la proiezione è di 44 gol al passivo per fine stagione. Marco Giordano (Il Mattino)