Lev Tolstoj aveva le idee chiare: sosteneva che tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro mentre ogni famiglia infelice è infelice a modo suo. Un’altra famiglia, però, è possibile, al di là di quelle tradizionali. Magari più stravaganti, dove ci si mette a lavare qualche panno sporco in pubblico, si fanno operazioni di autolesionismo, dove c’è l’esigenza di scrivere tweet per ribadire ciò che appare scontato, ma che invece magari scontato non lo è. E così, Gattuso tiene vivo il Napoli «corto in avanti» nella corsa per la finale di Coppa Italia. Una partita studiata nella prudenza, brutta (e che dubbio c’è) ma un atteggiamento reso necessario dalle assenze e dal pensiero della gara con il Genoa di sabato sera. Una famiglia, in ogni caso, che appare serena e che è costretta a far di necessità virtù. Paradossalmente compattata dalle ruvide parole al vento degli ultimi giorni. Il pari con l’Atalanta è quello che è: ma Ringhio sa che nel doppio confronto, non prendere gol in casa è una missione importante. E quindi il risultato se lo tiene bello stretto.
Gattuso, lo 0-0 in casa che risultato è?
«Non male. Perché ci consente di andare a Bergamo sapendo che ogni cosa è possibile. Ma non per questo siamo favoriti perché la squadra di Gasperini abbina tecnica e fisicità e non è mai cosa semplice affrontarla. Noi abbiamo cambiato in un 3-4-3 perché davvero questi siamo, ogni volta bisogna fare la conta per vedere chi ha recuperato e chi no. In fase difensiva è stata una buona prestazione, in avanti si poteva fare certamente meglio. Ma siamo contati e ho anche il campionato con cui fare i conti».
De Laurentiis ha chiarito che non metterà alla porta nessuno. Dunque, neppure lei?
«Le messe si fanno una volta al giorno, io la mia l’ho fatta e l’ho pure cantata. Ora bisogna parlare solo di calcio perché sennò non se ne esce. E noi dobbiamo pensare solo a giocare».
Dunque, le scelte allora. Perché questo schieramento?
«Lobotka non può fare il vertice basso e abbiamo difficoltà a fare centrocampo a tre, l’abbiamo provata in un giorno questa difesa e devo dire che in fondo ci è andata bene. Bisogna fare delle scelte in base ai test, alle condizioni, da chi recuperiamo e chi non riusciamo a recuperare in tempo. Si lavora più davanti al video che sul campo di allenamento. E non è la stessa cosa. In ogni caso con l’Atalanta cercavo equilibrio in difesa e a parte due imbucate subite nel primo tempo l’ho trovata. In avanti abbiamo perso tanto ma i quinti sono stati poco propositivi ed è ovvio che ne è uscita fuori una prova non esaltante».
Lei, però, ce lo ha di abitudine di segnare poco o nulla nelle varie semifinali e finali di coppa: non è che è una sua strategia?
«Non ve lo dico, e di sicuro adesso faccio gli scongiuri e mi tocco…»
Dove non è rimasto contento?
«Politano e Lozano dovevano stare più vicini. Abbiamo pagato un po’ di fisicità perché loro sono devastanti in questo aspetto e in termini di fisicità l’abbiamo pagata. Le difficoltà sono state evidenti».
Petagna dall’inizio?
«Si gioca ogni tre giorni, se si fa male lui dove andiamo? Con chi gioco, con Bruno Giordano (l’ex attaccante del Napoli del primo scudetto è nello studio Rai come opinionista, ndr)?»
Insigne è uscito dolorante?
«Ha preso una botta al polpaccio e oggi a Castel Volturno valutiamo le sue condizioni. Mi sembra che abbia fatto una prova positiva, di sacrificio e impegno. Mertens? È lì in Belgio, ci vuole ancor un po’ di tempo per poterlo recuperare».
Oggi potrebbe tornare ad allenarsi Fabian Ruiz?
«Fino a ieri era ancora positivo, ma se non sbaglio domani è al suo ventunesimo giorno di contagio quindi l’Asl potrebbe autorizzarlo ad allenarsi con noi siamo pure da solo (in realtà, i giorni sono 18, ndr)».
Sabato c’è il Genoa.
«Abbiamo tanti calciatori, come Elmas e Zielinski, che hanno fatto tantissime partite e bisogna fare delle scelte. Si gioca ogni tre giorni e bisogna mettere gente fresca. Le difficoltà con l’Atalanta erano preventivate, ora la qualificazione ce la giochiamo mercoledì prossimo». P. Taormina (Il Mattino)