Il consiglio di L. Sbargi (Ex MC di Ancelotti): “Azzurri estraniatevi dall’ambiente!”

Livio Sgarbi: «La mia impressione è che il Napoli sia al 70% delle proprie capacità».

Parla il mental coach, motivatore, figura professionale che da anni è diventato un punto di riferimento anche nel mondo del calcio. E lui stesso ha lavorato con Carlo Ancelotti, che ha firmato anche la prefazione al suo libro «Istruzioni per vincere».

Napoli al 70%. Cosa gli manca? «Probabilmente il diventare veramente squadra».

E in cosa si tradurrebbe? «Nell’essere più forte delle giornate negative dei singoli. Soprattutto dei giocatori più forti.Mi sembra nel Napoli che ciò non accada».

Gattuso quindi che dovrebbe fare. «Prima voglio fare una premessa».

Quale? «Ho lavorato con Ancelotti gli ultimi mesi della Juve e il primo anno e mezzo di Milan. Con Gattuso mi limitavo ai saluti. Ma del resto sè pacifico che a lui proprio la spinta motivatrice non serviva. Detto questo, ha dimostrato grande intelligenza, perché ha capito che il ruolo di allenatore è diverso da quello del calciatore. Anche e soprattutto nelle relazioni».

Quindi? «Quindi Gattuso dovrebbe lavorare sui suoi giocatori più forti e più discontinui, per capire cosa non va, Il Napoli ha alternato partite mostruose ad altre oscene. Però è sempre la stessa squadra. Non è un problema di forma fisica.Ma più probabilmente di stanchezza mentale».

E come si dovrebbe fare? «Gattuso ha imparato che ci sono vari modi. I pranzi con il gruppo. Oppure il “cazziatone”, ma esteso a tutto il gruppo. O ancora, come ha fatto ultimamente, trovare un nemico all’esterno, come ha fatto lui con i vari siti web. Isolando di fatto la squadra, Il gruppo si deve estraniare dall’ambiente. Una vecchia strategia, come fece già Bearzot nell’82. Oppure come nel “rumore dei nemici” di Mourinho, che in questo è un maestro».

Ma adesso con i telefonini è più difficile. «Sicuramente, bisognerebbe insegnare ai giocatori a non patire i giudizi altrui. Purtroppo ora si è connessi tutto il giorno».

C’è anche questa situazione del Covid che non aiuta. Con gli stadi senza pubblico. «Anche questo è un fattore, che può essere positivo o negativo. Ci sono giocatori che si caricano con i tifosi, altri che ne hanno paura».

Ad esempio? «De Zerbi cercava proprio il contatto con la gente allo stadio. Si caricava in maniera incredibile. C’era invece un difensore di una squadra emiliana che entrava in ansia. Ha dovuto imparare a estraniarsi».

A cura di Cristiano Tarsia (Il Mattino)

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