L’editoriale di F. De Luca su Il Mattino:
“Ci sta che De Laurentiis si sia infuriato dopo la sconfitta a Verona, una partita nata sotto una buona stella – gol di Lozano dopo nove secondi – e finita malissimo. Ma mettere eventualmente adesso in discussione Gattuso non ha senso perché vi sono degli interventi da fare sul campo (e anche in fretta) senza per questo considerare concluso il rapporto. C’è una differenza fondamentale rispetto all’inverno 2019, quando il presidente del Napoli licenziò Ancelotti nella serata in cui conquistò la qualificazione agli ottavi di Champions: la squadra era contro l’allenatore, non ne condivideva i metodi di lavoro e le linee guida tattiche. Non risulta che vi sia ora questa situazione a Castel Volturno, dunque il lavoro svolto da Gattuso – e apprezzato da De Laurentiis, arrivato il 31 ottobre a proporgli un ottimo contratto fino al 2023 – va difeso.
Per ora, certo, perché le strade del pallone sono sempre incerte.
Rino non è il primo tecnico a vivere momenti difficili in questa stagione. L’ex compagno Pirlo è finito nel mirino dopo le deludenti prestazioni della Juve, eppure il management bianconero non lo ha messo in discussione. A metà dicembre, dopo l’eliminazione dalla Champions, Conte ha visto accanto alla panchina dell’Inter la sagoma di Allegri. Fonseca ha salvato il posto alla Roma grazie a un gol al 92′ nella partita con lo Spezia. Ed era sembrato che Gasperini fosse alle ultime pagine del romanzo con l’Atalanta finché non ha messo fuori rosa Gomez. Soltanto Conte ha fatto più punti di Gattuso, che come Pirlo ha giocato una partita in meno: gli altri sono tutti là, in lotta per un posto Champions. Rino non deve provare a interpretare i silenzi di De Laurentiis o preoccuparsi per le quote dei bookmakers sul suo esonero, piuttosto concentrarsi sui problemi che hanno determinato l’altalenante andamento del Napoli, bellissimo contro la Fiorentina e disastroso contro il Verona: tutto in sette giorni, ma come si può? Bisogna recuperare l’equilibrio in campo, anche con una variazione tattica (dal 4-2-3-1 al 4-3-3 forse già nella partita di domani contro lo Spezia in Coppa Italia), confidando nel pieno recupero di Osimhen e Mertens, in una maggiore concentrazione dei difensori e in una ritrovata serenità da parte di Insigne, invitato a dimenticare in fretta i fantasmi della Supercoppa.
La considerazione che il club ha, o dovrebbe avere, nei suoi confronti Gattuso non l’ha conquistata con il suo passato da calciatore ma con quanto ha fatto a Napoli. E su questa traccia deve proseguire perché l’obiettivo Champions si può assolutamente centrare in 20 partite, così come la semifinale di Coppa Italia e gli ottavi di Europa League. Ma si deve recuperare una squadra aggressiva e bene organizzata in campo, mettendo da parte gli individualismi e difendo con intelligenza il vantaggio, senza sgretolarsi alla prima offensiva avversaria. È quanto il Napoli, con Gattuso, è certamente in grado di fare e De Laurentiis non ha bisogno di un tuffo nella nostalgia e di rivolgersi ad ex allenatori azzurri che nelle ultime stagioni hanno perso quasi la metà delle partite giocate con altre squadre. Se i dati hanno un valore, tra gli otto tecnici visti qui dal 2004 al 2019, Rino è quello che ha la maggiore percentuale di vittorie dopo Sarri: 55,3 per cento contro il 66,2.
Non sorprende che la definizione del rinnovo contrattuale concordato fino al 2023 sia stata rinviata. Scopriremo più in là se verrà annullata, eventualmente per fare spazio a un altro allenatore nella prossima stagione: ad esempio, è ancora libero Max Allegri, ultimo tecnico di Gattuso al Milan. Ma quello è il futuro, ciò che conta è il presente che non si può mettere a rischio con scelte dettate dalla rabbia per una sconfitta, seppure pesante. De Laurentiis, giustamente attento ai conti, starà ragionando anche sull’eventuale impatto economico dell’assunzione di un altro allenatore e relativo staff e sull’allestimento della rosa: non è stato acquistato un esterno sinistro di maggiore qualità rispetto a Rui e sono stati invece presi giocatori costati milioni come Lobotka e Rrahmani che hanno fatto finora tappezzeria”. Fonte: Il Mattino