Per Insigne sarà la solita litania, sa già cosa dovrà sopportare

Non sarà un risveglio facile. La solita litania del campione che non è mai campione vero. Ma non è così. D’altronde cantava anche De Gregori che non bisogna aver paura di calciare un calcio di rigore. A volte sorridono, altre volte fanno sprofondare nell’abisso. Perché davvero i rigori sono un pozzo senza fine. Ovvio, sarà la finale del suo penalty fallito, ma Insigne è un leader vero. E quelle lacrime lo dimostrano. Si prende tutto sulle spalle, anche colpe non sue. Non è il primo rigore che sbaglia contro la Juventus (ne ha già sbagliati altri due) ed è un peccato che arrivi in un momento in cui era stato decisivo e non poco. Con il Torino e con la Fiorentina. E sotto gli occhi di Mancini che pochi giorni fa aveva consegnato le chiavi della Nazionale: «È lui uno dei pochi intoccabili». Piangi ancora Lorenzo. Il muso lungo lo accompagna anche all’uscita del campo, quando sale sul bus in direzione del ritiro di Parma. Nessuno riesce a fargli ritrovare il sorriso. Nessuno neppure ci prova. Questa squadra ha una voglia matta di vincere e perdere in questa maniera brucia. Perché i giocatori se lo dicono ad alta voce che hanno giocato a testa alta, ma Lorenzo non ci riesce. Resta solo, da parte. Sconsolato. Inutile star lì a provarlo a tirare. Non parla. Non dice nulla. D’altronde, che altro deve dire con quelle lacrime che scendono giù neppure fosse un bambino? Ora pensi a come ritornare a calciare un rigore in una finale perché questa stagione è solo all’inizio, perché questa stagione ha altri tiri dal dischetto da fare. E lui non può e non deve tirarsi indietro. Se si sbaglia, ci sta. Non importa. Ma è una notte nera, perché anche rigore a parte non era mai riuscito a brillare, a mettere a segno una delle sue magie più belle. Perché quei colpi quando li fai in una finale sono più belli che quando li fai con la Fiorentina. Adesso la testa va al Verona e poi al quarto di finale di Coppa Italia. Il bello (o il brutto) di questa stagione è che si gioca a un tale ritmo che domani è già un altro giorno. Anche per Insigne.P. Taormina (Il Mattino)

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