Albertino Bigon: “Il 5 a 1 del 1990? Un gran bel ricordo, una partita perfetta da parte nostra”

Un 5-1 alla Juventus passato alla storia: il Napoli nel 1990 stravinse la finale di Supercoppa contro i bianconeri. Al San Paolo fu un giorno trionfale per la squadra guidata da Alberto Bigon che dopo lo scudetto conquistò il suo secondo titolo sulla panchina azzurra. «Un gran bel ricordo, una partita perfetta da parte nostra, riuscimmo a sfruttare al meglio tutti i punti deboli dell’avversario. La Juve di Maifredi proponeva un tipo di calcio molto offensivo, la mia mentalità era un po’ più difensiva, li aspettammo e riuscimmo a colpire con le frecce che avevamo nel nostro arco».
Stavolta che tipo di partita prevede?
«In questo momento il quadro generale dice che la Juventus è un po’ in difficoltà, nell’ultima partita contro l’Inter non ha fatto vedere grandi cose e la sua migliore partita l’ha giocata con il Milan. Il Napoli visto contro la Fiorentina invece è sembrato in grande spolvero e molto convinto in quello che fa».
Una finale però resta sempre da cinquanta e cinquanta come possibilità di successo?
«Proprio così, nella Juve ci sono tanti campioni e mentre la partita con l’Inter non era decisiva per il campionato questa lo è perché assegna un trofeo e gli stimoli sono diversi. Ma anche il Napoli ha tante opzioni importanti».
Parliamo dei reparti, partiamo dai due attacchi: chi è messo meglio?
«Bella sfida. La Juve è messa decisamente bene. A parte Ronaldo che ti trova la giocata vincente in ogni momento, Morata sta facendo bene, Kulusevski sta facendo vedere cose interessanti e Chiesa il coniglio dal cilindro lo tira fuori come in occasione dei due gol al Milan. Nel Napoli c’è Insigne che è maturato tantissimo, ora al top e nel ruolo è il migliore che c’è in Italia, con Barella è uno dei trascinatori della nazionale di Mancini: è a quota 99 gol con la maglia azzurra, se ce la facesse proprio contro la Juve? Mertens resta un’arma in più che potrà usare Gattuso in partita, Zielinski vale Kulusevski e anzi un qualcosa in più, sta assimilando al meglio il ruolo facendo cose interessanti e segnando anche dei gol. E poi c’è Lozano che è l’uomo del momento e ha risolto già qualche partita, poi va via nell’uno contro e quando crei la superiorità questo fa la differenza».
A centrocampo il Napoli sta funzionando di più?
«Nella Juve come regista Arthur finora non è riuscito ancora a sostituire al meglio Pjanic, Bentancur ha caratteristiche diverse e punta più ad inserirsi. Nel Napoli invece Demme e Bakayoko stanno dando molto come equilibrio e anche in costruzione, il francese perde palla raramente grazie alla sua fisicità, gioca corto e lungo e ha una buona visione di gioco: sì, direi che il Napoli a centrocampo ha qualcosa in più».
E le partite in genere si risolvono a centrocampo...
«Vero, ma anche con le giocate dei singoli e Juve e Napoli sono messe bene in questo senso».
Chi è più forte in difesa?
«Sono più o meno sullo stesso piano. Nel Napoli ci sono Manolas e Koulibaly e altri difensori forti, a parte Ospina e Meret, i due portieri che sono tutti e due affidabili allo stesso modo, su questo se scegli uno o l’altro vai sul sicuro. Nella Juve contro l’Inter hanno rigiocato insieme dopo tanti tempo Chiellini e Bonucci che garantiscono grande esperienza, Danilo è un buon difensore e De Ligt è stato un acquisto molto importante».
Gattuso da un anno a Napoli, a giugno ha vinto la coppa Italia: come giudica il suo percorso?
«Un allenatore già navigato, sta facendo bene e con Napoli ha tante cose in comune a cominciare dalla grande passione. Gattuso e Napoli stanno proprio bene insieme, sono complementari: il tecnico ha la grinta vincente, la città è animata da grande fantasia, un mix giusto, un binomio ottimamente assortito che spero per lui e per il Napoli possa durare a lungo».
Per Pirlo il primo anno alla Juve, finora caratterizzato da difficoltà.
«Quando alleni squadre come la Juve è importante gestire al meglio psicologicamente le risorse umane: Pirlo è la persona giusta per farlo, visto il suo passato da calciatore e il suo carattere pacato. Avrò bisogno di un po’ di tempo, questo è normale, l’esperienza in panchina si acquista partita dopo partita».
Le finali in genere sono partite bloccate e risolte da episodi: lei come l’immagina questo Juve-Napoli?
«In questa fase non vedo più il calcio champagne dei Maifredi, Galeone, Sacchi: le partite sono tattiche, gli allenatori si adattano ai giocatori provando a farli funzionare nel miglior modo possibile per sfruttare le loro caratteristiche. Ci sono molti passaggi in orizzontale e all’indietro ripartendo dalla difesa e dal portiere, poi però si vince sempre con le verticalizzazioni». R. Ventre (Il Mattino)

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