L’ex Carnevale al Corsera: “Sono cresciuto senza genitori, a 13 anni facevo il muratore e la sera mi allenavo”

«Squalificato per doping, accusato di spaccio, ma resterò sempre quello che correva per Maradona»

In occasione dei sui 60 anni la bella intervista rilasciata da Andrea Carnevale al Corsera, ecco alcuni passi riportati da Il Napolista:

“Nell’87 festeggiammo per più di due mesi, mai visto da nessuna parte nulla del genere”.

«A me toccava correre (ride, ndr). Giocavo con Maradona, Careca, i primi anni anche Giordano, dovevo lavorare anche per loro. Bianchi mi faceva partire a sinistra, poi spettava a me capire come muovermi guardando gli altri. Mi sacrificavo, ma lo facevo con piacere. Venivo da una piccola realtà, mi sono ritrovato come capitano il più grande di tutti i tempi. È stata una fortuna. Quando veniva in Italia Diego mi chiamava e lo andavo a salutare. Nel 1999 sono stato con lui anche in Brasile, siamo andati al carnevale di Rio. Recentemente era più difficile parlargli. Quando ho saputo dell’operazione al cervello chiedevo di lui a Stefano Ceci (l’uomo che ne curava i rapporti in Italia, ndr). Una settimana prima della sua morte ho saputo che Guillermo Coppola, il suo vecchio manager, lo sarebbe andato presto a trovare. L’ho chiamato e gli ho detto: ‘Abbracciami il grande Diego, digli che gli voglio sempre bene’. Pochi giorni dopo è finito. Il dolore è stato forte. Mi è dispiaciuto sapere che era solo».

«Dopo la finale di Italia 90 mi dovevo sposare. Il matrimonio era già fissato per il 12 luglio, Diego ovviamente doveva venire. Ma dopo la sconfitta con la Germania era disperato. Provai a chiamarlo, ma non mi rispose. L’ho compreso, sapevo bene come era fatto. Era una persona a cui non potevi voler male».

 

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