Esteban da ragazzo faceva l’inserviente nell’hotel El Conquistador di Buenos Aires, dove andava in ritiro prepartita il Boca Juniors. «E ogni volta Diego mi regalava caramelle». Era riuscito a iscriversi a Oxford e un giorno contattò Maradona. «All’inizio rispose che era molto occupato, poi gli ricordai di quei nostri incontri nell’albergo di Buenos Aires e mi disse di raggiungerlo in Argentina». Diego era appena tornato a giocare nel Boca Juniors, il viale del tramonto imboccato da tempo. «In quel periodo era anche impegnato nel sindacato calciatori e infatti ne parlò agli studenti, chiedendosi se fosse giusto che un giocatore africano guadagnasse poco e lui tanto. Eppure, aggiunse, sono bravi come me. Gli sembrava una profonda ingiustizia».
Già, i sogni. A Maradona gli studenti di Oxford, dopo la conferenza, consegnarono un attestato: «Al maestro ispiratore dei sognatori di Oxford». Spiega Cichello Hubner: «Anche nell’ambito universitario al talento deve essere unita l’applicazione. Era quello il senso del riconoscimento attribuito a un uomo che è stato messo sotto accusa per la droga. Il colpevole non era lui, ma noi che gli abbiamo assegnato un ruolo che non poteva essere il suo». I rapporti tra Maradona e quello studente di origini calabresi, diventato intanto docente universitario, sarebbero proseguiti. «Gli segnalai un giovanissimo calciatore delle Malvinas, l’isola per la quale l’Argentina entrò in guerra contro il Regno Unito negli anni 80. Aiutò a portare Martyn Clarke nella seconda squadra del Boca Juniors, perché era anche una questione di orgoglio per lui. Quel diciannovenne inglese che voleva giocare in Argentina e nel 1999 Diego glielo permise». Un anno dopo Maradona avrebbe rischiato di morire per overdose di cocaina a Punta del Este. È scomparso due mesi fa e l’amico professore di Oxford ricorda: «A fine carriera Diego non era riuscito a trovare un posto adeguato nel calcio, nella famiglia, nella politica. E così un giorno ha deciso lui di spegnersi».
F. De Luca, Il Mattino