L’IDEA E LA DIFESA. Né Elmas nei due in mezzo al campo fa onore alla natura stessa del macedone, che nella sua vita altro ha fatto e sempre altro vorrebbe continuare a fare. C’è un’idea «arrugginita» o mai completamente evoluta, in questo Napoli che senza palla non dà la sensazione di muoversi, gioca di posizione e soffre in mezzo al campo: l’ultima volta che non ha subito almeno un gol è stata a Crotone, ormai quaranta giorni e sette partite fa.
DISPERAZIONE. Gli assenti, a volte, gli danno ragione, perché avere o rimpiangere Koulibaly, Osimhen e Mertens contemporaneamente non è poi la stessa cosa: ma il Napoli ha attinto tra le proprie risorse uno splendido, irreprensibile esemplare di professionista come Fernando Llorente, che dal gennaio scorso – un anno esatto – ha messo assieme appena quarantotto (48) minuti di gioco, recupero escluso. Pochini persino per sentirsi meno disperato.
PROSPETTIVE. Però la classifica può essere adeguatamente sostenuta, l’Europa (la Champions) resta l’obiettivo e lo scudetto non è un obbligo ma una possibilità che una squadra così ricca di talento può ancora concedersi. Al di là delle sindromi, che però si guariscono.