Mauricio D’Alessandro, 62 anni, ha un vasto curriculum come avvocato, che va dalla battaglia contro la vendita di Aerolineas Argentinas alla difesa dei diritti degli omosessuali, e anche un’intensa attività politica. È da un mese il legale di Matias Morla, il suo collega che è stato al fianco di Diego Armando Maradona negli ultimi anni e che è al centro delle polemiche sulla morte dell’ex campione e sulla sua eredità. L’avvocato D’Alessandro racconta al Mattino la versione di Morla.
Perché Morla ha voluto o dovuto nominare un legale non essendo al momento coinvolto in alcun procedimento giudiziario? «È stato chiamato in causa per la successione di Diego. C’è un proverbio, che immagino esista anche in Italia, che dice: Nessuno dovrebbe essere un avvocato a pieno titolo. Ha seguito quel vecchio adagio».
Qual era il rapporto tra Morla e Maradona? «Matias è stato il suo avvocato dal 2014 fino alla morte. Il marchio Maradona è stato ceduto dal signor Diego Armando Maradona alla società Sattvica SA ed è stata quella società a registrare il marchio a suo nome. Morla ha una partecipazione in questa società».
Cosa presenterà Morla al giudice? «La merce e i documenti sono riservati, riguardano esclusivamente le parti in causa. Morla non vuole che si sappiano cose che facevano parte della privacy di Diego e che oggi lo sono dei suoi eredi. Il codice civile impone riserbo sugli atti del committente Maradona e Matias rispetterà sempre la sua memoria».
Passiamo all’aspetto più drammatico della vicenda di Diego. Dai giorni successivi alla morte si dice che non sia stato bene assistito dopo l’operazione al cervello del 3 novembre né da Morla né dallo staff medico: qual è la realtà su questo caso oggetto di indagine della magistratura? «Dopo l’operazione, Maradona ha deciso di lasciare la clinica dove si trovava e l’autorizzazione è stata firmata da due delle sue figlie. Morla non era presente in quel momento e non ha partecipato alla sua dimissione. Quanto all’inchiesta, la giustizia indaga sulla morte di Diego e sul comportamento dei suoi medici».
L’avvocato Sebastian Baglietto, amministratore dell’eredità di Maradona, ha affermato che Morla non ha presentato documenti su conti e proprietà di Diego, ma solo tre auto. È così? E perché? «Morla ha consegnato a Baglietto le tre auto, i dettagli dei conti, un container con 250 oggetti inventariati e una serie di contratti, come quello con Ypf (compagnia energetica argentina, ndr). Quando la giustizia riterrà che deve ampliare le informazioni, lo farà. Per ora la scadenza è il 21 gennaio».
Lei ha dichiarato che Maradona aveva così tanti beni che i suoi discendenti potranno vivere tranquillamente per anni. Qual è la situazione finanziaria di Diego? «Diego è morto. Ma i suoi eredi sono milionari».
Si è parlato molto del cosiddetto entorno di Maradona: ma era stato davvero isolato dalla famiglia e dagli amici e perché? «Al momento della sua morte non era né isolato né assumeva alcol e droghe. Era un uomo pulito. Se non parlava a terzi, era perché molti lo chiamavano per chiedere cose: più di sessanta persone hanno raccolto somme mensili da Diego».
Che lei sappia esiste il testamento di Maradona? E le figlie Dalma e Gianinna ne sono davvero state escluse? «C’era un testamento che Diego ha revocato dopo la sua lite giudiziaria con Claudia Villafane».
L’avvocato Baglietto ha affermato che il marchio Maradona appartiene ai cinque figli eredi. Avranno anche i proventi dei contratti della società Sattvica SA che amministra Morla? «I marchi appartengono a coloro che li registrano. Se volessi, potrei registrare il marchio dell’azienda presso la quale lei lavora a mio nome: l’azienda dovrebbe opporsi e poi si vedrebbe chi vince in tribunale. Diego ha rinunciato ai marchi mentre era in vita e la società li ha registrati. Non so perché Baglietto dice che appartengano agli eredi. Possono ancora provare a registrarli e poi si vedrà. Ma ritengo che perderebbero».
Al di là degli aspetti professionali, cosa rappresentava Maradona per Morla? «Diego era suo amico e insieme hanno condiviso tanti rapporti a Napoli. Maradona aveva affari con imprenditori in quella città e li adorava».
F. De Luca (Il Mattino)